Eleni sulle profezie di Tamberi e la nobiltà sportiva serba

Fonte: Indiscreto.info

Oscar Eleni, nel consueto pezzo per Indiscreto, torna sulle olimpiadi appena concluse, e sul valore intrinseco serbo (a prescindere dalla finale), scoprendo un Tamberi…veggente.

…Si torna alla vita di ogni giorno, ma certo ce ne siamo andati da incazzati neri come gridava il Peter Finch giornalista paranoico e furibondo di Quinto potere del maestro Lumet. Arrabbiati per cosa? Be’, per colpa di Tamberi, appassionato di basket come il Paltrinieri d’oro, perché il nostro primatista italiano di salto in alto quando gli hanno chiesto cosa pensasse della nazionale statunitense di coach K., di Durant e, pare strano, persino di Carmelo Anthony, ha spiegato che non ci sarebbero stati problemi perché avevano sempre giocato come il gatto col topo. Possibile che non avesse visto qualche crepa nelle vittorie non nettissime su Australia, Francia, Serbia? Aveva ragione lui, anche se noi diamo un bel dieci a Djordjevic che pure nel finale ha visto i suoi uomini d’oro, Teodosic (0 su 5 da 3) e Bogdanovic (0 su 7 da 3) finire nel gorgo dell’impotenza come capita sempre quando entri nel pianeta rosso della NBA e devi confrontarti, pur con arbitrucci nostri, scuola Fiba, belle figure a Rio per molti di loro, con gente che sa farti andare in paranoia, cercando di convincerti che tu stai ancora giocando a palla al cesto, mentre la vita del basket moderno vive sopra i 3 metri e 05 del canestro.

Certo se l’Italia gongola cosa dovrebbe dire la Serbia degli 8 milioni di abitanti che sarà anche trentaduesima nel medagliere con i suoi 8 trofei, ma alla fine ha avuto l’oro della pallanuoto, l’argento del basket maschile e della pallavolo femminile, il bronzo delle cestiste guidate da Marina Maljkovic, la figlia del grande Bozo maistore della Jugoplastica dei sogni, del Limoges degli incubi trevigiani, di tante storie cestistiche di qualità.

Tornare alla vita di ogni giorno felici per la consacrazione di Sasha Djordjevic come allenatore dopo il tormento ateniese, incantati dall’Australia anche se uomini e donne hanno mancato le medaglie del basket che meritavano, giurando al Pan di Zucchero che non abbiamo mai fatto scongiuri contro i Boomers nel ricordo di quel canestro di Gaze a Sydney 2000 che uccise l’Italia campione d’Europa già minata dal fuoco amico dentro e fuori dal villaggio dei balocchi. Ecco un aspetto delle Olimpiadi che si continua a trascurare. Nutrizionisti, motivatori, ma nessuno che sappia cosa succede davvero là dentro e le 10 olimpiadi che abbiamo seguito ci hanno appena aiutato a capire. Grande cosa vivere accanto a campioni e a gente di razza, religione, lingua diversa, ma in quella confusione si perde la mistica, ogni cosa diventa magica: poi in gara non tutti si rendono conto che chi ti sorrideva alla mensa è pronto a buttarti fuori. Non bastano le prove, nella realtà è tutto diverso, come in partita diceva quell’allenatore di baseball. Il villaggio di Nomadelfia. Un abbaglio. Molti ne restano incantati e perdono le loro scarpette magiche, il costume dei sogni.