Segnare il tiro decisivo: Steve Kerr svela il suo segreto

La pressione è altissima, la palla è rovente e tutti gli occhi dei tifosi sono su di te: come fare ad infilare il tiro più importante di una partita o persino di un'intera serie di finale?

Quando le Parche della pallacanestro scelgono un destino preciso e ti eleggono come il prescelto, il duro lavoro in palestra e la divina predestinazione possono infonderti la sicurezza necessaria per decidere che, sì, tu metterai quel tiro. Michael Jordan mise “quel” jumper più e più volte, addirittura prima di entrare nella NBA.

Quando la carta d’identità recita il nome “Steve Kerr”, quando tu stesso rischi di non farcela a guadagnarti un posto nella Lega più famosa del globo, quando il tuo ruolo non è quello di deus ex machina, allora le cose stanno in maniera diversa.

L’orologio del tempo torna indietro al 1997 e alle bellissime finali che videro i “nuovi” Bulls di Jordan sfidare gli Utah Jazz di Stockton & Malone. Siamo a gara 6 e il tabellone segna 86-86. Timeout. MJ, dopo averlo guardato in silenzio, predice a Kerr un possibile raddoppio e quest’ultimo conclude da solo il ragionamento: “I’ll be ready”. Come previsto, i Jazz convergono su Jordan, lui spezza il raddoppio, serve Kerr e…ciuf! Un tiro che vale il titolo NBA.

 

Quando, in una puntata di Open Court, qualcuno ha posto la fatidica domanda “come si fa a mettere un tiro del genere con tutta quella pressione addosso”, Kerr ha risposto laconico ma efficace:

“Non pensare, tira. Questo è stato il più importante consiglio che io abbia mai ricevuto.”

Fu proprio l’attuale coach dei Warriors ad ammettere che – durante il timeout – aveva tentato di apparire molto più sicuro di sé agli occhi di Jordan rispetto a quanto lo fosse in realtà. Provate a mettervi nei suoi panni: nientemeno che il più grande giocatore di tutti i tempi ti affida il compito più arduo, in una gara 6 di finale. Tu sei un comprimario, non di certo il go-to-guy che ti aspetteresti essere dotato di una freddezza glaciale: eppure, proprio quando contava di più, la meccanica provata e riprovata in allenamento ha guidato la palla in fondo alla retina.

Esatto: tutte quelle ore in palestra, tutti quei tiri, tutte quelle ripetizioni, possono fare di te l’uomo del tiro decisivo, proprio come fu per Steve Kerr.