Eugenio Dalmasson e il “senso di appartenenza” a Trieste

Il coach biancorosso è stato ospite presso l'Ospedale Militare, per parlare di una tematica importante insieme ai rappresentanti di Cus e Università degli Studi di Trieste.

“Il senso di appartenenza”: questo il titolo dell’incontro svoltosi nel pomeriggio di lunedì presso l’ex Ospedale Militare di Trieste. Un meeting importante, che sancisce il primo passo di un’auspicata connessione fra Pallacanestro Trieste, Università degli Studi e Cus: l’intento? Parlare di un argomento importante ma anche sottolineare come, nel capoluogo regionale, le possibilità per creare una Basket Academy ci siano, eccome.

Alla presenza di personaggi importanti quali il presidente della Pallacanestro Trieste 2004 Giovanni Marzini, il coach Eugenio Dalmasson ed i rappresentanti del Cus e dell’Università, l’ora e mezza abbondante di incontro è trascorsa in maniera piacevolmente discorsiva, con l’introduzione del responsabile marketing di Pallacanestro Trieste 2004, Federico Prandi che ha sottolineato come “Il concetto di Basket Academy sia stato ripreso da “Trieste Entra in Gioco” e dalla stessa Pallacanestro Trieste, pensando a come, al palazzetto, manchi una fetta di spettatori che è quella che frequenta l’università. Dobbiamo cercare di coinvolgere ancor di più il pubblico triestino cercando una grossa sinergia fra l’università e la Pallacanestro Trieste: qui noi abbiamo un palazzetto vicino allo stadio, una palestra bellissima e, dal punto di vista dell’impiantistica, saremmo pronti a strutturare un campus”.

L’ex Ospedale Militare ha ospitato l’incontro e il responsabile della struttura, Andrea Galardi, ha voluto portare il suo saluto: “Ringrazio innanzitutto i relatori presenti, qui è stato fatto un piccolo capolavoro, voluto in primis dal rettore che ha sempre sostenuto il nostro progetto. Vogliamo diventare la residenza d’eccellenza di questa città e sono contento di poter partecipare a questo progetto di partnership fra università e sport, mettendo a disposizione i nostri spazi”.

La parola è andata poi al presidente della Pallacanestro Trieste 2004, Giovanni Marzini: “Quando ho assunto questo incarico, ho messo alcuni punti all’ordine del giorno e uno di questi era quello di costruire una squadra e una società orientata soprattutto verso i giovani, possibilmente cresciuti in questa città. In questo contesto, crediamo che il mondo della scuola e dell’università non possa non abbracciare la nostra filosofia”.

Il rettore dell’Università di Trieste, Maurizio Fermeglia, ha poi proseguito: “Io e Giovanni Marzini ci siamo conosciuti al Liceo Oberdan, quando giocavamo a basket e siamo riusciti anche a vincere un campionato interno, una vera impresa a quell’epoca. Io di sport ne ho fatti tantissimi, l’obiettivo che vorrei pormi è quello di rendere più “sportiva” l’Università degli Studi di Trieste. Il mio sogno è quello di aumentare il numero di studenti attirandoli grazie all’ambiente sportivo di alto livello, sia per le infrastrutture che per la possibilità di incontrare campioni o essere allenati da tecnici come Eugenio Dalmasson. L’ateneo triestino darà massimo supporto allo sport, perché lo sport è maestro di vita, individuale e di gruppo”.

L’intervento centrale di Eugenio Dalmasson è stato, al solito, illuminante: “Non è facile per me parlare di fronte a cinquanta persone, è più semplice allenare in un palazzetto con 4.000 spettatori, ma ce la farò. Il senso di appartenenza? E’ fondamentale per costruire qualcosa, sia in ambito sportivo che in qualsiasi altro ambito. La mia carriera ha sempre avuto un comune denominatore, che è quello di legarsi per parecchi anni alla stessa società: questo, all’inizio, era visto dai miei colleghi come una mancanza d’ambizione e, in un primo momento, ero anche condizionato da questa cosa. A distanza di molti anni, la risposta a chi mi chiede la motivazione di questo sviluppo di carriera è “perché ho avuto la fortuna di innamorarmi delle società e delle squadre in cui ho lavorato”. Certo, è facile innamorarsi di una città come Trieste, è stato più difficile legarsi professionalmente perché ci sono state tante vicissitudini, ma in quei momenti difficili, con un gruppo di persone che lavoravano con grande impegno, mi veniva naturale dare il mio contributo piuttosto che pensare di cambiare squadra o categoria. Questa è la chiave dello stare insieme; per quel che riguarda Trieste, abbiamo un’impiantistica di altissimo livello e ci sono molti ragazzi che non sono mai entrati in palazzetto: qui sta il lavoro da fare, per provare a convincerli ad avvicinarsi”.

La chiusura è stata di Tiziano Agostini, in rappresentanza del CUS di Trieste: “Come CUS compiamo settant’anni quest’anno, una tappa importante per la quale stiamo organizzando alcuni eventi celebrativi. Fra l’altro, sono in corso i Campionati Nazionali Universitari e cercheremo di approdare alle Finali Nazionali di Reggio Emilia: io conoscevo Dalmasson per fama e, quando l’ho conosciuto, ho capito perché è riuscito a fare grandi cose. Per il fatto di investire molto sulla persona, capire le differenze fra le diverse personalità e saper metterle insieme: per fare questo, bisogna avere una capacità di lettura del comportamento altrui che non tutti hanno. Mi ha colpito, in generale, l’analogia fra l’essere allenatore e l’essere professore universitario: quest’ultimo, quando inizia un ciclo con alcuni studenti, si trova ad averne molti ed è come un coach che ha una squadra nuova al primo anno. Con il passare del tempo, qualche studente cambia corso, qualcuno si laurea ed è un parallelismo con il giocatore che diventa adulto e può decidere di intraprendere una carriera sportiva, se ha le competenze per farlo. Quello che deve fare un professore, come l’allenatore, è cercare di costruire un senso di appartenenza”.

Un incontro certamente illuminante, che ha svelato le prossime tappe “strategiche” della Pallacanestro Trieste: il percorso fra biancorossi, università e CUS è appena iniziato.