Renato Villalta: “mi aspettavo una certa classe dalla Virtus”

 

Fonte: Corriere di Bologna a cura di Luca Aquino

Renato Villalta torna sulla creatura che l’ha fatto sognare e soffrire. Nell’intervista tutta il fastidio per come sono andate le cose.

La ferita è ancora aperta? Se ci ripenso mi fa male, ma non voglio passare per quello retorico e rancoroso che si piange addosso, ho sempre rispettato le scelte di tutti. Certo, trattandosi della Virtus mi aspettavo una certa classe nel comunicarlo e soprattutto una motivazione che ancora non conosco, non una semplice telefonata.

Come andò? Ero a Livorno per l’amichevole con Pistoia e nel terzo quarto mi arrivò la telefonata. Mi comunicavano che il consiglio così aveva deciso così e ne ho preso atto.

Per molti, quello fu l’inizio della fine. Non sta a me dirlo. Non lo so e non ci voglio pensare, sono molto amareggiato per la retrocessione, gli uomini cambiano ma la storia rimane.

La mancanza di un uomo di campo, nell’interregno tra il suo addio e l’arrivo di Bucci, è stato un clamoroso autogol? Non si sarebbe retrocessi con una figura di sport, non per forza io, che fosse un trait d’union tra la squadra e la proprietà. Qualcuno che fosse presente e prendesse delle decisioni. Le società sportive hanno equilibri diversi da quelle aziendali.

Che idea si è fatto della retrocessione? A vederla da fuori ci sono stati tre momenti decisivi. La sconfitta in casa con Caserta, dal +4 a 18″ dalla fine: vincendo quella partita le cose potevano cambiare. Poi la gestione di Allan Ray e infine la sconfitta di Capo D’Orlando, dopo la quale la società ha scaricato lo staff tecnico pubblicamente. Ho una concezione di gioco di squadra e sport diversi, si vince tutti assieme e si affonda tutti assieme. I panni sporchi si devono lavare in famiglia.

Come le sembra la squadra assemblata per la A2? Mi pare una buona squadra, con un quintetto forte e forse un po’ corta come panchina, c’è bisogno che esploda qualche giovane. Visto che l’anno scorso è andato tutto storto, speriamo che quest’anno giri tutto nel verso giusto.

Virtus e Fortitudo in A2 sono lo specchio di un movimento che non se la passa benissimo? E’ un momento critico per il basket italiano, fra la delicata questione delle coppe europee e la mancata qualificazione olimpica davanti al pubblico di casa. Mi aspettavo le dimissioni di Petrucci, quantomeno che le presentasse. Ora sento parlare di uno spostamento della Lega a Milano, sarebbe la fine del movimento. La Lega deve rimanere a Bologna.