Coach Dalmasson l’alchimista, in attesa di tutti gli effettivi

Fonte: Il Piccolo a cura di Raffaele Baldini

Settimana delicata questa per l’Alma che riceverà la Proger Chieti. C’è solo una persona in grado di avere tutti gli elementi per tracciare un quadro puntuale della situazione, per dirla alla Boscia Tanjevic «chi ogni minuto della settimana respira l’aria dello spogliatoio», ed è coach Eugenio Dalmasson. I risultati sportivi in Italia sono, in una sotto cultura, la base per qualsiasi giudizio; le due sconfitte in campionato sono sinistri presagi per una parte della tifoseria, pur considerando che fanno parte di un canovaccio già visto le scorse stagioni. L’allenatore legge serenamente la contingenza come una somma di due fattori agli antipodi: «Avere un gruppo in cui dei 7 confermati ben 4 (e nello stesso reparto, ndr) sono a scarto ridotto non aiuta l’espressione completa di squadra. E per contro, la grande stagione che questo nucleo ha prodotto lo scorso anno fatica a resettare tutto per trovare nuovi stimoli». Ma c’è anche un interessante risvolto caratteriale sulle pessime ultime frazioni giocate: «Lo scorso anno i miei ragazzi attendevano con gioia gli ultimi tre minuti delle partite punto a punto per scatenare la voglia e l’aggressività vincenti; quest’anno sembra che gli ultimi istanti siano più un momento di panico». Di certo però quello che si può scongiurare, ed era una preoccupazione per Dalmasson in estate, è l’approccio da “pancia piena” dei suoi alle sfide: «Quello di cui sono certo è il valore morale della squadra. Anche quest’anno non temo superficialità». Un cambiamento è tanto evidente quanto più è lontano dalla consuetudine; il marchio di fabbrica dalmassoniano della difesa sembra aver annacquato le tinte forti delle stagioni passate. Torna il leit motiv riferito all’organico: «La nostra difesa è un motore a dieci cilindri, perché ci permette di sfruttare l’ardore e la fisicità di tot minuti di utilizzo per singolo giocatore. Avere due mastini come Prandin e Coronica acciaccati, e altri non in grado di garantire presenza adeguata, costringe ad una diversa gestione di quintetti, con scelte forzate». Purtroppo bisogna convivere gioco forza con la precarietà, guardando al futuro che rimanda alla Proger Chieti. Pensare a cambiamenti tattici in funzione del rendimento dei lunghi, o chissà che rivoluzioni, non è la priorità: «Il mio unico interesse è scegliere chi è più pronto alla battaglia domenicale. Sapendo che Pecile sarà ancora assente, devo trovare i giusti equilibri con rotazioni ridotte. Più riuscirò a bilanciare i quintetti in funzione delle esigenze e più avrò un gruppo pronto a vincere la partita». Quindi a tutto c’è una risposta, tranne che per l’aspetto emotivo di una squadra in leggera difficoltà; per questo il caloroso abbraccio del PalaRubini rimane un salvagente importante: «Abbiamo bisogno di ritrovare fiducia. Forti del lavoro in palestra e dei valori che ci hanno caratterizzato. Se c’è un momento in cui tutti abbiamo bisogno di una mano, questo è quello giusto, e i nostri tifosi possono essere decisivi».