Thornton: “Io contro Randolph, per una volta carissimi nemici”

Nella sfida tra Pesaro ed Avellino si affrontano quattro giocatori che nello scorso anno militavano in D-League.

Fonte: Il Mattino, a cura di Massimo Roca

Il ruolo dell’anti-Milano forse non esiste. Sembra più un giochino che allenatori e dirigenti delle sorelle povere dei campioni d’Italia utilizzano per scaricare pressione sull’avversario. L’aspetto positivo di un torneo, il cui destino appare segnato, sta nel confermarsi il luogo delle opportunità, sia per i team che soprattutto per i singoli. Aumentati rispetto allo scorso anno i giocatori provenienti direttamente dal college (9 contro 4 che iniziarono la scorsa stagione), è folta la pattuglia che arriva dalla D-League, il campionato di sviluppo dell’Nba.

Qui, in un mondo estremamente eterogeneo, le società italiane provano ad ottimizzare o, meglio, cercano l’affare. Come far collimare prezzo, qualità e scommettere sulla capacità di ambientamento degli esordienti assoluti nel Vecchio Continente è diventato il terreno dove si fronteggia anche quel pizzico di naturale vanità dei direttori sportivi nostrani. Nel gruppo dei 12 approdati dalla D-League ci sono anche 4 protagonisti della prossima sfida tra Pesaro e Avellino. Brandon Fields e Marcus Thornton tra i padroni di casa, Adonis Thomas e Levi Randolph tra gli ospiti.

Per due di loro, Thornton e Randolph, si tratterà di un rendez-vous. «I serpenti neri di Medusa Marley», così Antonello Venditti avrebbe potuto descrivere le loro capigliature, intrecciate così come iloro destini professionali. Lo scorso anno sia il play pesarese che la guardia avellinese hanno indossato la canotta dei Maine Red Claws, succursale in D-League dei Boston Celtics, franchigia con la quale entrambi hanno assaporato solo a distanza l’aria della Nba. Solo un training camp lo scorso anno per la guardia della Sidigas. Discorso diverso per Thornton che è stato scelto dai Celtics al secondo giro del Draft 2015 e poi richiamato per le Summer League 2016.

Che giocatore è Marcus Thornton? «Mi piacerebbe descrivere me stesso come un giocatore rapido, sgusciante, abile nel tirare o spingere la palla, ma che è anche in grado di creare e servire assist per i propri compagni di squadra». Come procede l’ambientamento a Pesaro? «Ho apprezzato il tempo trascorso qui in Italia finora. Pesaro è una bella città con grandi tifosi. Sono contento di far parte di questa squadra». Quali sono gli aspetti del basket italiano che sta apprezzando, quali invece le creano maggiori difficoltà? «Mi piace il talento diffuso che si riscontra in tutte le squadre del campionato. Ogni squadra deve essere rispettata e ogni partita è sempre contro un buon avversario. E un campionato molto competitivo. L’aspetto che mi infastidisce? Sicuramente uno di natura regolamentare -arbitrale: la differente interpretazione della violazione dei passi».

Dove potrà arrivare Pesaro? «Difficile dire ora quali siano gli obiettivi che raggiungeremo. So solo che stiamo lavorando molto duramente tutti i giorni per migliorare il concetto di squadra, ma anche individualmente. Seguendo questo percorso crescerà parallelamente anche la nostra fiducia. Penso che abbiamo tutte le potenzialità. Il successo è dietro l’angolo: abbiamo una grande occasione, proviamo a non lasciarcela sfuggire».

Domenica ritroverà il tuo ex compagno di squadra Levi Randolph. «Cercheremo di vederci questo fine settimana. Abbiamo parlato un bel po’ da quando siamo in Italia e ora sono pronto ad affrontarlo come avversario». Qual è il rapporto che vi lega? «Ci siamo conosciuti lo scorso anno. Abbiamo giocato per un breve periodo insieme nel Maine in D-League, ma abbiamo avuto l’occasione di conoscerci meglio fuori dal parquet trascorrendo molto tempo insieme. Questa estate ci siamo rivisti a Las Vegas mentre stavamo giocando con le nostre rispettive squadre. È un cestista che ha tutte le qualità per poter emergere in questa lega. Anche per lui l’ambientamento in Italia sta procedendo senza particolari difficolta».