Alma Trieste: analisi post Fortitudo Bologna

Da: Il Piccolo a cura di Raffaele Baldini

PERSA LA CARTA…D’IDENTITA’ – Alma…abbiamo un problema. No, non sono le quattro sconfitte a fronte dell’unica vittoria contro Chieti, bensì uno smarrimento d’identità. Forse per la prima volta dopo anni si palesa nel gruppo biancorosso uno scollamento, il DNA non è più leggibile come in passato, non c’è la vera Trieste. E così anche Bologna è stata teatro dell’ennesima illusione. Primo tempo dal dolce sapore antico, con difesa aggressiva e approccio mentale degno di nota; secondo tempo amara rappresentazione dell’impalpabile “armada”, disunita e incapace di reagire ai parziali subiti. La verità è quella esternata da coach Dalmasson in sala stampa: senza “carta d’identità” l’Alma è “una delle tante”, mediocri realtà del campionato. E la questione è messa a nudo ancor più marcatamente dal fatto che l’unico giocatore per ora allineato nello spirito è Javonte Green, un novizio che nulla ha ereditato dello spirito delle passate stagioni.

AIUTARE PARKS, MA ALLE VOLTE… – L’allenatore parlava come fosse necessario da parte della squadra aiutare il compagno “Giordano” per farlo uscire da questo stato di impasse. La sensazione a Bologna invece è stata che il ragazzo ogni tanto se le cerchi: falli banali, uscita prematura dalla partita e letture ingenue non più giustificabili per la crescita che ci si attendeva da lui. Al di là del poco supporto dei compagni, il personale punto di vista è che anche Parks manchi di “fame”, di quell’attitudine da pantera che lo ha esaltato lo scorso anno. Sazio?

ATTEGGIAMENTI – Può un giocatore che segna 0 punti in 9 minuti, prendendo 2 rimbalzi, essere nettamente più positivo di un altro che ne segna 8 di punti con 5 rimbalzi in aggiunta? Si, e tutta la differenza sta nell’atteggiamento. Andrea Coronica, a prescindere dal ruolo di capitano, ha dimostrato al signor Da Ros come si sta fra le tavole parchettate del PalaDozza: mani addosso agli avversari, tuffi e carattere sotto la “Fossa”, incurante del minutaggio, proteso a sublimare il concetto di appartenenza ad una maglia, ad una città, a una tradizione. Prendere appunti Matteo…

LA PRIMA VOLTA DOPO TANTO TEMPO – A mia memoria, era dai tempi della sfida con Forlì per la permanenza in A2 (con il capolavoro balistico nel finale di Ruzzier) che non ricordavo un momento così delicato. Per la prima volta la vittoria domenicale in proiezione non è un’opportunità, ma una necessità. Cosa significa questo? Che l’Alma avrà un avversario in più, appostato sulla spalla e dalle sembianze di uno scimmione, che renderà più pesante la palla e meno lucida la testa. Ma per crescere è necessario passare per questi esami, volenti o nolenti.

MA CHE ACCOGLIENZA – Il Presidente Giovanni Marzini, Gianluca Mauro e Mario Ghiacci seduti sulle tribune del PalaDozza come spettatori qualsiasi, decentrati rispetto al campo e mescolati in mezzo alla tifoseria bolognese. La Fortitudo Bologna può insegnare tante cose, eccetto forse il bon ton; l’accoglienza alla dirigenza ospite è il primo indicatore di stile, un ottimo motivo per insegnare il fair play ed educare il troppo spesso rissoso teatrino sportivo italiano. Occasione persa.