Federico Buffa e le Olimpiadi del 1936: grande successo al Rossetti

La "prima" teatrale, a Trieste, ha raccolto un ottimo seguito: l'Avvocato ha fatto vivere due ore e mezza di aneddoti e ricordi grazie alla sua dialettica magnetica.

Due ore e mezza di assolute emozioni, a Trieste: dovremmo dire due giorni, perchè la parentesi di Federico Buffa nel capoluogo regionale tanto durerà, ma la “prima” dello spettacolo teatrale di cui è protagonista ha certamente lasciato un sapore dolceamaro di una storia raccontata dai protagonisti, per chi ha assistito a “Le Olimpiadi del 1936” (Teatro Stabile Rossetti).

Storie di sport, storie di uomini, storie di razze differenti accomunate da un unico desiderio: quello di competere ai massimi livelli di una manifestazione, le Olimpiadi, che da sempre rappresentano l’occasione di portare i colori della propria nazione, con orgoglio. Ma sono anche storie di chi, a quell’epoca, doveva vivere il costante confronto con la quotidianità, che negli anni Trenta stava a significare quel clima di repressione e di tensione che avrebbe poi portato, anni dopo, al secondo Conflitto Mondiale.

Sono storie come quella di Jesse Owens (che in realtà non aveva questo nome di battesimo, ma non vi anticipiamo nulla) o di Son Gi-Jeong, nato in Corea ma in realtà mandato alle Olimpiadi come atleta del Giappone: Federico Buffa fa respirare i suoi personaggi, li fa quasi “salire sul palco” assieme a lui, con quella magnetica capacità che ha di saper coinvolgere grazie alla sua dialettica ed alla sua voce, che scandisce il tempo insieme alle note di Alessandro Nidi e Nadio Marenco, ed al canto di Cecilia Gragnani.

L’Avvocato, che per moltissimo tempo ha rappresentato il non-plus-ultra delle telecronache sportive su Sky insieme all’inseparabile Flavio Tranquillo, dimostra di essere molto a proprio agio sul palco e, tanto più, quando si narra di personaggi di allora: partono le iperboli tanto care a Buffa, che spesso si intrecciano con aneddoti e ricordi di tanti nomi noti agli “aficionàdos” degli sport americani come Babe Ruth o Jackie Robinson, e arrivano a toccare anche il basket. Si, quella pallacanestro che Buffa ha reso indimenticabile nelle sue telecronache: raccontando del primo torneo olimpico di pallacanestro, alla presenza del professor Naismith, l’inventore del gioco; parlando della finalissima tra Stati Uniti e Canada, ovviamente vinta dagli USA con il punteggio di 19 – 8 (ebbene sì, non c’era ancora la regola dei ventiquattro secondi, al tempo…) e caratterizzata da una pioggia battente che in pratica impediva qualsiasi giocata ad effetto.

Ma tutto è condito dalla splendida capacità di storytelling di Buffa, uno che con il public speaking non ha mai avuto problemi, ma che a teatro implementa ulteriormente la sua grande attitudine di coinvolgere anche chi, di sport, non è strettamente un appassionato. E la presenza di un personaggio come l’Avvocato anche al Palasport “Cesare Rubini”, nel meeting del mercoledì (ore 18.00) con Mario Ghiacci e Giovanni Marzini, è una prova ulteriore che, a Trieste, quando si parla di personaggi legati in qualche modo al mondo della pallacanestro, la sensibilità è sempre molto, ma molto alta.

Si legge Buffa, si scrive successo: prova ne sia il grande applauso finale, che fa da coronamento a due ore e mezza che sono scivolate via, accompagnate dalla tagliente voce dell’Avvocato, uno che di aneddoti e di cultura sportiva ne sa, e pure tanto.