
Ho vissuto, per la RAI e per le testate sportive nazionali, il trasferirsi del basket udinese dall’angusto ma funzionale Palazzetto CONI di via Marangoni al Carnera, impianto voluto da Rino Snaidero e dall’Amministrazione comunale di Udine. Ricordo con grande rispetto il modo autoritario e signorile di Rino Snaidero che mi ha onorato della sua amicizia e che mi chiedeva di sedere vicino a lui al Marangoni, in quanto riteneva che io fossi un portafortuna per i suoi cestisti in arancio.
In una cena a casa Snaidero in quel di Majano, il consigliere federale della FIP Duilio Degobbis venne informato che la Snaidero si sarebbe adoperata per la costruzione del Carnera. Boris Kristiancic, l’ex giocatore dell’Olimpia di Lubiana e della nazionale jugoslava, in quel momento coach della Pallacanestro udinese Snaidero, aveva convinto assieme ad altri l’imprenditore friulano a compiere il gran passo. Coach Kristiancic, allegro comensale, esplose in applausi al dire dell’anfitrione.
Le prime azioni burocratiche erano state iniziate già da qualche giorno antecedente alla notizia data al dirigente della Federazione italiana pallacanestro Degobbis. In tempi brevissimi, grazie all’intervento di Rino Snaidero e qualche altro manager friulano, il Carnera divenne il campo di gioco del team udinese. Oggi, al vero già a metà dicembre si è saputo che i lavori di ristrutturazione del Carnera non sarebbero stati conclusi entro il 20 dicembre, come precedentemente programmato, e che conseguentemente la formazione cestistica udinese di serie A2 continuerà a giocare in quel di Cividale del Friuli!
Mentre Udine cestistica soffre le non felici situazioni del Carnera, l’Alma – Agenzia del lavoro di Codroipo – main sponsor della Pallacanestro Trieste 2004 gode della squisita concessione del Palarubini, di proprietà dell’Amministrazione comunale triestina. E’ proprio questione di impianti e loro gestione.
Il basket udinese, che ha saputo ritrovare la serie A2, ha tutti i diritti di misurarsi sul parquet del Carnera dove ai tempi di Nino Cescutti e altri tutti dovevano adoperarsi al meglio per ambire alla conquista del due punti in palio.
Ritornando all’attuale momento del basket triestino, si deve evidenziare l’ottima scelta operata a beneficio del contratto di coach Eugenio Dalmasson, che sarà a Trieste a tutto il 2020. Che il tecnico veneziano meriti il massimo della considerazione visti i risultati conseguiti è fuori di ogni dubbio, ma il merito dell’attuale respopnsabile del settore tecnico è anche quello di aver saputo realizzare in praticità tutte le potenzialità di Parks, che oggi è un atleta più completo di quando giunse dal paese delle stelle e strisce. Per non dire quanto ha saputo fare per il rendimento di Green, che piazze italiane ritenute valide non hanno saputo trattenere o acquisire.
Sarebbe lungo l’elenco dei players curati da Dalmasson oggi primattori in formazioni di tutto rispetto, ma è indispensabile dire che il raggiunto accordo sprizza validità e opportunità. Il lavoro esperito da coach Dalmasson è oggi premiato anche dall’attenzione che gli scrutatori USA dedicano al binomio Parks-Green, parte componente del giro europeo che i “cacciatori di talenti” stanno cercando.
Per la festa dell’Epifania la formazione triestina sfiderà la capoclassifica Treviso. Si tratta di una partita più che possibile, oggi come oggi: Trieste ha cinque giocatori in forma splendida, due cestisti che possono bellamente rispondere alle rotazioni volute dalla panchina e tre che, in caso di necessità, possono essere gli alter ego dello starting five. Non facciamo dei nomi per non far torto a nessuno: un’opera d’arte pittorica si guarda nel suo assieme cromatico e lineare, una squadra di basket si valuta dai risultati che produce e, per i palati fini, come le vittorie vengono conseguite.
Attila Frizzo