Alma Trieste: analisi post Treviso di Raffaele Baldini

Dagli avversari una conferma: Trieste è una big

Ho sempre sostenuto che i migliori attestati in ambito sportivo sono quelli che arrivano dai colleghi. E’ un fatto di cognizione di causa, dichiarazioni figlie di un’analisi attenta dell’avversaria. Tre uomini fanno…una prova; coach Pillastrini, Tommaso Rinaldi e Matteo Fantinelli, in momenti diversi, hanno rilasciato dichiarazioni con un denominatore comune, cioè che l’Alma Trieste è una grande squadra. Chi a tinte forti come l’allenatore (“era la nostra partita chiave, dovevamo alzare l’asticella contro una squadra come quella triestina”), chi con sfumature dai connotati liberatori come Fantinelli (“per fortuna che siamo 2 a 0, e che abbiamo sfruttato la prima in casa loro, altrimenti oggi là non vinceremmo”), Trieste insomma ha conquistato sul campo i gradi di big del campionato. Questo non vuol dire che l’utilitaria di inizio stagione è diventata una Ferrari, questo vuol dire che l’utilitaria deve continuare a sfruttare caratteristiche di affidabilità e aggressività per vincere il PROPRIO Gran Premio lungo una stagione.

Javonte Green e gli americani nei periodi di festa

Coach Dalmasson in sala stampa tranquillizza il sottoscritto e chiunque vedesse nell’atteggiamento (e non nei numeri, sia chiaro) di Javonte Green qualche segno di indolenza: “non è indolente, semplicemente come Parks la scorsa stagione, paga lo scotto di un ambiente e partite di questo livello.” Non c’è motivo di non credere all’allenatore che vede il giocatore ogni giorno, e proprio nell’atteggiamento di ogni giorno può costruire la tesi di cui sopra. Il problema è che da cronista, registro un film a stelle a strisce già proiettato nelle sale cestistiche giuliane: consapevolezza iniziale di essere elemento superiore alla media in campionato, pensiero debole di poter dominare le partite giocando in pantofole verso dicembre. E’ capitato di questi tempi a Holloway due anni fa, a Parks l’anno scorso e a Green in questa stagione. E per mio giudizio personale, è la terza partita con questo approccio “soft” dell’ala in maglia Alma, rappresentazioni mascherate da numeri importanti nello scout.

La regia, ma non sparate su Bossi

Premessa: la regia di Trieste è fragile non perché è in mano a Stefano Bossi, ma semplicemente perché ha cercato di adattare due non playmaker puri come il triestino e “Bobo” Prandin al ruolo di regista. Quando le ambizioni si alzano, necessariamente bisogna limare i gap; è stato fatto sotto canestro con l’acquisto di Alessandro Cittadini, dovrebbe essere fatto per gli esterni. Coach Dalmasson scatena l’inferno ad ogni cambio per far capire i macro errori che Stefano palesa nel gestire il gioco (letture e troppi palleggi statici ndr.), per farlo diventare giocatore vero a prescindere di quella che sarà la reale trasformazione tattica sul parquet. Stefano Bossi è conscio che lo stress da sopportare va di pari passo con un anno da master cestistico; se sei il playmaker di una squadra che era terza in classifica, se sei uno dei terminali offensivi più importanti, se devi svolgere il tuo lavoro sotto una pressione paurosa…allora sei già un PROFESSIONISTA. Poi, nell’auspicabile miglioramento, ci si augura di vedere la stessa solidità cestistica di un giocatore che a me piace da matti: Davide Moretti.

Questa A2 è da impazzire…ambienti favolosi!

Serie A? No grazie, stiamo bene qui. La giornata di ieri decreta forse la definitiva consacrazione della seconda serie quale campionato più emotivamente goduto. Nell’asse fra Bologna e Treviso più di 14.000 spettatori nelle arene, tifo da Eurolega con una passione vera. Al Palaverde ambiente fantastico, curva trevigiana come sempre spettacolare, coadiuvata anche da tutto il resto del palazzo, un po’ meno pigro di quello giuliano. Tanti, tantissimi tifosi triestini che hanno provato a trascinare i ragazzi di Dalmasson all’impresa, un tabù in terra veneta che continua a lasciare referti gialli per strada (il referto degli sconfitti ndr.). Più di qualcuno si fa una domanda che sembra provocatoria: “ma siamo sicuri di volere la serie A, quando al piano di sotto si gode molto di più?”. Comincio a pensarla anch’io così…

Raffaele Baldini (www.cinquealto.com)