Dalmasson: “Su Parks deciderò in funzione del lungo termine”

Il tecnico biancorosso fa le sue considerazioni in vista della partita con Ravenna, un match da tenere in considerazione anche per la particolare struttura del palasport romagnolo.

Fonte: Il Piccolo a cura di Raffaele Baldini

Per Eugenio Dalmasson la trasferta di Ravenna rappresenta il vero banco di prova per una squadra che vuol attestarsi ai primissimi posti della classifica. No, non è la consueta pretattica dal vademecum dell’addetto ai lavori italico, bensì una considerazione fortemente incistata nella testa del coach, esternata, non a caso, nell’immediato post partita contro Bologna. Ed allora le parole riecheggiano dalla sala stampa dell’Alma Arena: “la partita di Ravenna rappresenterà il test più probante se vogliamo confermarci ai primissimi posti della classifica. Noi e loro, due squadre non pronosticate alla vigilia; in trasferta ci giochiamo qualcosa di veramente decisivo.”

L’Orasì Ravenna è una squadra allenata bene, fortissima fra le mura amiche avendo lasciato per strada solo 4 punti, con Piacenza e Fortitudo; quanto diventa complesso ipotizzare un colpaccio in un fortino, sapendo anche che l’arena ha caratteristiche di luci e profondità molto particolari? “Al di là che in effetti il palazzetto di Ravenna è originale rispetto ai consueti teatri del basket, senza punti di riferimento dietro i canestri, quello a cui dobbiamo fare attenzione è la grande voglia di rivalsa dei nostri avversari, per aver gettato due punti d’oro per un libero a Recanati e l’impianto di squadra collaudato.”

La storia della stagione ha dimostrato che la compagine allenata da Antimo Martino vince spesso quando corre e sfiora o supera gli ottanta punti. La strategia in tal senso è di accettare i ritmi elevati o abbassarli inesorabilmente? “A certi livelli tutte le squadre devono essere pronte a vincere giocando ai sessanta come agli ottanta punti. Non è quindi una questione di ritmi o di statistiche alla mano, bensì la chiave sarà avere la capacità istintiva di leggere il tipo di partita e di adeguarsi prima degli altri.”

L’asse Marks-Smith rappresenta la solida certezza tecnica ravennate, ma spesso sono i complementi come Tambone, Masciadri, Raschi o Sabatini a fare male. E’ d’accordo? “Sicuro. In questo senso siamo simili come organico; le fortune di Ravenna risiedono in competenze americane di assoluto livello ma anche in complementi capaci di surrogare una prestazione sotto la doppia cifra del duo straniero.”

Il destino spesso è veicolato dalla settimana di lavoro della sua squadra e, nello specifico, inevitabilmente dalle condizioni di Jordan Parks. Come si arriva al big match con queste due variabili impazzite? “Abbiamo svolto una settimana di lavoro buona a livello qualitativo e di impegno, compatibilmente con un organico a ranghi ridotti visti i problemi a Prandin, Gobbato e Parks. Il ragazzo non si è allenato mai, per cui è chiaro che la sua condizione di salute sarà un elemento incidente. A tal proposito, la mia decisione sull’utilizzo sarà impostata in questo ordine gerarchico: prima la salute del giocatore in proiezione futura, poi il bene della squadra nella contingenza. La situazione di classifica nostra mi permette anche di ragionare a lungo termine.”