Analisi post Recanati: tutti a Bologna! di Raffaele Baldini

Si, “Baldo”… si!

Non è un capitolo autoreferenziale, bensì un soprannome che mi aggrada notevolmente aprire nell’analisi del lunedì: “Lollo” Baldasso è tornato. Per un tiratore entrare nella partita insaccando la prima conclusione è quasi vitale, è quel sottilissimo filo di adrenalina che allinea testa-braccio-rilascio; man mano che questa (adrenalina ndr.) riceve impulsi positivi, tiro dopo tiro, diventa senso di onnipotenza, quello che allarga il canestro a dismisura e che lo fa vedere molto simile ad una “vasca da bagno”. E’ importante e non trascurabile rimarcare le parole del coach a riguardo, improntate sulla decisiva incidenza dei movimenti sul parquet che mettono un tiratore nelle migliori condizioni per incidere; Lorenzo probabilmente è entrato in campo facendo le cose giuste dal primo istante, tutto il resto è diretta conseguenza…ed è tanta roba.

Quando anche un maestro esalta una griffe

Giancarlo Sacco non è uno che la pallacanestro l’ha vista passare…Coach Sacco è uno che ha scritto pallacanestro. Il suo curriculum basterebbe a far capire di quanto ci si possa sentire fortunati ad accogliere competenze di questo genere sotto le volte dell’Alma Arena. Il suo moto spontaneo nello sperticare lodi alla compagine giuliana non è educato onore delle armi, bensì un convinto accento su chi è ancora capace di emozionarsi. Emozionarsi di fronte a cosa? Di fronte al fatto che il collega Eugenio Dalmasson, da anni aggiungiamo noi, può permettersi di sciorinare una serie infinita di esordienti di marca alabardata in seconda serie nazionale. Sana invidia di chi a Recanati non può manco sognare qualcosa di simile, ennesimo attestato di stima per un progetto unico nello stivale e che sta elevando il prodotto di anno in anno.

Undicesima sinfonia

Se non ci fosse stato quel infausto esordio con Treviso, in cui una Trieste rimaneggiata dovette lasciar strada alla più matura avversaria allenata da coach Pillastrini, l’Alma avrebbe un filotto di vittorie casalinghe intonso nella stagione 2016/17. Quando stiamo qui ancora a parlare di obiettivo play off o strabuzziamo gli occhi di fronte alla classifica, non ci rendiamo conto che cotanto risultato è quindi figlio di un roster costruito con cognizione di causa, forgiato dalla metà agosto in un “sistema” chiaro e ormai facente parte del marchio giuliano. Nulla è al caso, nemmeno la stagione più fortunata o gli incroci degli astri possono rivoluzionare quello che si semina con il duro lavoro in palestra. L’undicesima sinfonia? Uno spartito scritto ed eseguito alla grande.

Tutti a Bologna, perché non c’è un motivo contrario che sia uno

C’è la squadra del cuore che ha fatto impazzire fino a questo momento, c’è una tre giorni dal contenuto emotivo cestistico straordinario, in una città splendida in cui si mangia da Dio, in un’arena come la Unipol di grande impatto (e storia). Chi scrive ha vissuto in quel di Rimini la kermesse negli anni passati e può assicurare senza temi di smentita che è una grande festa del basket. Uscite un attimo dai consueti canoni latini sportivi in cui le sfide sono battaglie da consumarsi senza un domani, fra sangue sudore e lacrime. Le Final Eight sono un format più di stampo americano, in cui le società fanno un bagno di notorietà (e visibilità), i tifosi vivono un evento spalmato nel fine settimana in un clima goliardico e il risultato non è un assillo. Se le settimane bianche hanno un senso, se i week end lunghi fuori città sono un modo per staccare dalla quotidianità, da venerdì a Bologna è possibile godere a 360 gradi.

Raffaele Baldini (www.cinquealto.com)