“Infine la luce”, quando il basket incrocia la vita

La lotta di Daniel Fiorelli contro il Linfoma di Hodgkin raccontata in un libro autobiografico.

Una storia di basket, salute e vita: argomentazioni che spesso si incrociano e che, negli anni, abbiamo visto intrecciarsi con svariate soluzioni, positive o negative. I casi della vita, spesso portano anche a vivere periodi di malattie, ma l’importante è non abbattersi mai: è quello che ha fatto Daniel Fiorelli, un ragazzo appassionatissimo di pallacanestro che la sua storia l’ha raccontata, trascrivendola in un libro.

Meglio conosciuto come “Dadosh”, Fiorelli è un amante della pallacanestro: classe 1985, ha frequentato i campi della Serie D e della Promozione con le maglie di Villesse, Dinamo Gorizia, Edera Gorizia e TNTbasketGO. La sua è una storia particolare: nel 2010, qualche giorno prima del suo venticinquesimo compleanno, gli è stato riscontrato un linfoma di Hodgkin in fase molto avanzata. Da quel momento in poi è cominciata una lunga lotta durata circa sei anni, con due gravi ricadute e innumerevoli terapie: complicazioni, indebolimento e anche una relazione a distanza difficile, ma durante il ricovero in camera d’isolamento per eseguire il trapianto di midollo, è successo qualcosa di molto particolare, che gli ha permesso di recuperare e tornare ad una vita colma di soddisfazioni, al suo lavoro e perfino al basket giocato.

La sua storia l’ha raccontata nell’autobiografia “Infine la luce”, pubblicata tramite una piattaforma digitale raggiungibile a questo link: http://libreria.pubme.me/narrativa/254-infine-la-luce.html

Una storia che Daniel ha voluto scrivere per dare una speranza a tutti coloro che si sono trovati nelle sue condizioni e per supportare l’AIL (Associazione Italiana per la lotta alle Leucemie-Linfomi) di Trieste e Udine.

“Grazie anticipatamente a tutti coloro che sosterranno la causa – le parole di Daniel Fiorelli – e, per i giocatori di Promozione del Girone Gorizia/Trieste un “arrivederci a presto in campo”. Mi sto allenando con l’Olimpia Gorizia e, non appena avrò smaltito la ruggine, riproverò l’ebbrezza di toccare il parquet: è un vero sogno”.