Altro appuntamento con Artika Wellness

Altro appuntamento con il dott. Lorenzo Facchettin, della Artika Wellness, che continua nel suo percorso di argomentazione su quello che è un giusto approccio alla preparazione fisica.

L’ Esercizio

Cos’è un atto motorio? Ciò che lo definisce è il risultato che consente di realizzare lo scopo nell’ambiente circostante. [Pribram, 1971]

Quando parliamo di movimento e, nella specifica situazione sportiva, dell’esercizio motorio, non possiamo dimenticarci lo scopo preciso del gesto che andiamo ad affrontare.

A mio avviso, la chiave per la costruzione del movimento, deve essere identificata nella ricerca della salute individuale (vari approcci al concetto intendendola come uno stato ideale, come fitness fisico e mentale, come prodotto/bene di consumo, come forza ed abilità personale, come potenzialità personale etc.) ancor prima di sfondare nella relazione con le attività agonistiche che, ultimamente, anche grazie ai risvolti economici, vanno a discostarsi dal ben-essere del singolo.

Concezione più chiara (forse) al popolo degli over 50, ove la percezione del rischio ed il senso di auto-efficacia determinano l’uso di corretti e sani stili di vita.

Una volta dato valore alla salute allora si creeranno delle aspettative ovvero si metteranno in moto dei processi tramite i quali mi aspetterò di star bene.

Vediamo dunque che l’interpretazione al concetto di salute diventa labile, basti pensare agli approcci differenti tra l’anziano ed il ragazzo giovane all’attività sportiva dove, nel secondo caso manca, molto spesso, un visione di tipo preventivo (l’infortunio e la malattia capitano sempre agli altri, impossibile che tocchi proprio me).

Allenare dunque significa educare, non solo in termini prettamente fisici bensì sviluppare le cosiddette abilità di vita (life skills) che comprendono:

  • Il senso critico;
  • La creatività;
  • L’empatia;
  • La capacità di prender decisioni e di risolvere i problemi;
  • Comunicazione efficace e capacità di relazionarsi con gli altri;
  • Autocoscienza;
  • Capacità di gestione dello stress e delle emozioni.

Pensando ad un approccio bio-psico-sociale, ridurre l’esercizio al mero gesto motorio o inerente al sol ambito tecnico-sportivo diventa inefficace, nonché controproducente, su obiettivi a lungo termine.

L’esercizio, sia esso di sviluppo generale, ausiliario, speciale o di gara, come in ogni contesto sociale subisce il susseguirsi delle mode/costumi, delle abitudini ed in senso più ampio, dell’ambiente in cui si vive, soffermandosi per esempio all’evoluzione del concetto sportivo da Fitness a Wellness.

Ora si parla molto di allenamento funzionale, ma funzionale a cosa?

Se consideriamo un atleta di pallacanestro, il suo allenamento funzionale sarà diretto allo sviluppo di determinate abilità sport specifiche ma, se considerassimo una casalinga, gli allenamenti saranno funzionali a far la lavatrice o pulir casa? Per programmare un esercizio, non basta pensare al compito che il soggetto svolge nel quotidiano ma bisogna adottare una visione più ampia, globale, che lo avvolga completamente.

Chiaro quindi che l’esercizio deve essere rivolto allo star bene, alla salute sia che si parli dello sportivo, sia che si parli di un soggetto mediamente attivo, plasmando l’esercizio, rendendolo efficace ricordandosi che prima di esser sportivi siamo persone.