Un bivio nel basket

Un allenatore delle categorie giovanili, specialmente alle sue prime esperienze, spesso si trova davanti ad un bivio. Le due strade divergono fortemente, sulla prima l’indicazione è “VINCERE” sull’altra c’è scritto “INSEGNARE”.

Aldilà di una scelta, che potrebbe sembrare scontata, le vie sembrano ambedue irte ed impegnative ma la prima, quella del vincere, alla fine risulta molto più facile, tanto che, anche dalle nostre parti, molti allenatori scelgono la prima mentre pochi, ma uomini veri, si buttano sulla seconda.

Gli allenatori “vincenti” hanno, rispetto agli altri, una vita molto più facile. Invece di impegnarsi nel costruire, passo dopo passo, una buona pallacanestro, faticosa per chi insegna ma anche per chi impara, cercano vie traverse per emergere.

Come fare, lo sappiamo, lo abbiamo visto negli anni. Prendi un paio di ragazzini un po’ più avanti degli altri, sia fisicamente che nel talento, ed affidi a loro tutte le conclusioni, una squadra al servizio dei singoli, 4 “spalle” con il solo compito di imbrigliare gli avversari quando l’arbitro non vede, e poco altro da fare, non si lavora per correggere gli errori (basta vedere come tirano certi prospetti quando arrivano tra i senior) e si accumulano titoli giovanili ma alla fine si disperde un bacino “umano” che potrebbe, se non si guardasse ai soli interessi personali, costituire un futuro per tutto il movimento.

Si pratica così qualche cosa che assomiglia alla pallacanestro ma non lo è. Si organizzano camp e tornei (vera fonte di guadagno) ma non si investe poi nel futuro degli stessi ragazzi che, una volta persa la “star” della squadra, non trovano di meglio che dedicarsi al divano ed alla play station.

I ragazzini che vincono sono felici, anche solo di riflesso, di conseguenza sono felici i genitori trascurando il fatto che l’anno dopo, perso il faro, il loro bambino avrà concluso con il basket.

Nessuno ha mai spiegato a questi genitori che poi ci saranno i parametri e che nessuna squadra vorrà investire, nemmeno di riflesso, su qualcuno che oltre a spingere e dare la palla al designato, poco altro sa fare, perché poco altro gli è stato insegnato.

Chi invece si dedica all’insegnare avrà fatto una scelta difficile, spesso poco remunerativa, ricca di sconfitte, ma alla sera, davanti allo specchio potrà guardarsi in faccia con soddisfazione, invece di pavoneggiarsi sui social, conscio del fatto di aver fatto crescere giocatori ed anche uomini.

Panda rydens