Già finito il campionato di basket: comincia il covid-nato. Esistere o resistere?

L'Nba cancella Tokyo, l'Eurolega ha già dei problemi, e adesso più che per la capienza bisognerebbe battersi per il basket minore.

Me la sono presa comoda. Nessuna fretta. Il campionato è già finito alla seconda giornata, comincia il covid-nato, un’altra cosa. Nessun palasport da raggiungere oggi, le partite saranno in sala o in cucina, devo solo decidere in che luogo guardarle. Il modo sarà lo stesso del lockdown: un device sulle dirette, lo smartphone per vedere le statistiche e parlare con gli altri.

Rassegna stampa 

Prima i complimenti di Antonio D’Orrico su La lettura per Guillaume Musso, autore di un superbo La vita è un romanzo, che ribadisce un certo primato letterario dei francesi negli ultimi tempi (ho una passione per Lemaitre). D’Orrico poi va oltre, e da genio qual’ è dice che il genere ha un maestro italiano in Alberto Ongaro, e anche Il segreto di Caspar Jacobi, pur del 1983, è un libro che consiglio sicuro di fare un figurone. Poi le parole di Adam Silver, il commissioner Nba: “In tempi eccezionali come questi, le regole non valgono più e tutti devono adattarsi”. 

Parla della prossima stagione Nba: non si può fermare per i Giochi di Tokyo. Era già abbastanza evidente, scolpito nel marmo adesso. E quelli che fin da ora piangono per l’assenza degli italiani Nba in Nazionale non hanno capito un dettaglio fondamentale: navighiamo tutti a vista, non ci sono programmi a lunga scadenza. Sarebbe più opportuno cominciare a discutere, adesso, di coppe e finestre per le Nazionali.

Barcellona-Varese-Mosca

La linea che fotografa il momento che viviamo collega i primi positivi della stagione della nostra parrocchia, dalla Spagna alla Russia passando per la Lombardia. E’una situazione nuova, paralizzante anche, ma non imprevista, per questo lascia ancor più perplessi il comportamento dell’Eurolega, che non ha neanche provato a studiare un piano B, come, a livelli più bassi, Lba e Fip impegnate a difendere la maggior capienza possibile nei palasport non avevano preventivato che i problemi potessero essere dentro le squadre, tra i tesserati. Il calcio litiga per Juve-Napoli di stasera, io dico solo che proprio per questo era sacrosanto sospendere il campionato scorso ma era altrettanto sacrosanto sfruttare quel vantaggio temporale per cominciare subito a immaginare ogni possibile scenario. Giusto pensare al pubblico, che in effetti è il primo sponsor della Serie A e di tutto il movimento, ma la base sono i giocatori. Aggiungo: non solo i professionisti, i ragazzini del minibasket meritano le stesse tutele e invece non sono stati considerati. E tutti devono adattarsi come dice Silver.

La poesia in diretta tv

L’ho sentito, come altri, in una delle tante dirette tv di questi giorni: Quanto è bello sentire il rumore che fanno le scarpe sul parquet, quanto è bello sentire il ciuff della retina”. Confesso, il ciuff della retina mi commuove molto di più del solo rete usato dai telecronisti oggi. Lo so, è la traduzione di nothing but net, ma la poesia è ancora un’emozione più forte. E mi viene da pensare che noi baskettari in astinenza invece che cercare ostinatamente un qualcosa di forte, come risulta essere oggi il ritorno al palasport, dovremmo accontentarci di prodotti naturali. Dovremmo curarci con un ciuff invece che dire, come stanno facendo tanti tifosi, che a queste condizioni non torneranno comunque al palazzo. Le regole non valgono più e tutti devono adattarsi: chi aspetta il ritorno del basket pre-corona world si rassegni a una attesa infinita, che forse non sarà nemmeno soddisfatta. Gli piace il basket? Tornerà. Concepisce una partita solo vista in curva, in modalità oggi non più sostenibili, neanche da Trump? Dovrà scegliere un altro indirizzo, e si sentirà sbeffeggiare dagli altri come dopo i derby lombardi di anni fa, quando i tifosi vincenti cominciavano a cantare negli ultimi minuti ai tifosi sconfitti cata su, prenditi questa sconfitta e torna a casa.

Luca Corsolini