Che orgoglio la Serbia, qualcosa da imparare? di Raffaele Baldini

Guardo USA-Serbia alle Olimpiadi di Rio de Janeiro e penso immediatamente: “ecco materializzato il concetto di orgoglio nazionale”. Poi vedo l’azione d’attacco in cui tutti gli effettivi toccano il pallone, con timing da manuale, e dico: “ecco materializzato il gioco del basket da cultori della materia”.

Si, avete capito, non parlo certo del Dream Team statunitense ma della straordinaria espressione europea cestistica messa in scena da Teodosic e soci. Penso all’apatica versione azzurra nella partita decisiva del preolimpico contro la Croazia e poi vedo la squadra di Djordjevic andare sotto nel primo quarto con un parziale tramortente, consumare due time out in un amen e “sprecare” ad arte un tecnico (sempre dal coach) per scuotere le coscienze. Risultato? Da una parte l’Italia non ha cambiato marcia nemmeno nel linguaggio del corpo, dall’altra, a distanza di qualche settimana, la rappresentante balcanica ha mixato la primitiva ruvidezza fisica (vedi “carezza” di Raduljica a De Andre Jordan senza nemmeno voltarsi indietro), la pallacanestro tecnica che scorre nelle vene e quell’infinito orgoglio che non piega i protagonisti nemmeno di fronte al Dream Team.

Ho la sensazione che sia proprio una questione cromosomica: l’italiano sarà un ottimo diplomatico ma un cattivo combattente. I balcanici invece avranno meno sfumature ma sono in grado di collegare un forte spirito nazionalista, una fisicità maggiore, con la qualità tecnica sempre di livello (seppure scesa negli ultimi anni). Lo so, risulta antipatico ruotare il coltello in una piaga che fa fatica a essere rimarginata, ma è utile per capire quanto la Nazionale di Ettore Messina (?) avrà bisogno in futuro più di uomini di personalità che eccellenze tecniche, meno stralette NBA e più cestisti forgiati in giro per l’Europa, cresciuti a pane e responsabilità.

E poi alla fine ognuno propende per la pallacanestro che gli è più affine, e io continuo a guardare e riguardare sui social la giocata tutta passaggi della Serbia, lasciando le affondate di De Andre Jordan ad altri estimatori.

Raffaele Baldini (www.cinquealto.com)