Vincenzo Esposito, la sua Pistoia e il basket da cambiare

Fonte: Gazzetta dello Sport

«Sono una persona riconoscente ed avevo il contratto. Una semplice telefonata non basta, serviva qualcosa di più concreto. Qui c’era fiducia in me ed in un gruppo di ragazzi che ha fatto ottime cose».

La nuova Pistoia

«Nessun confronto col passato. Le qualità umane sono ancora elevatissime, il gap è sull’esperienza cestistica e le doti tecniche. Anche Brindisi ha molti giovani, ma sono rookie di un’altra fascia. Altro problema potrebbero essere le aspettative, ogni anno la gente vorrebbe un miracolo. Quando ricordiamo che abbiamo il budget tra i più bassi non è per lagnarci: dobbiamo fare i salti mortali per mantenere la categoria, con altre due o tre società. Il calendario di partenza (nelle prime 4 giornate ben 3 trasferte, ndr) è ancor più proibitivo, anche per questo evitiamo paragoni».

Il nostro basket…

«È giunto il giorno di intervenire in maniera netta, non è un bel momento, serve decisione e chiarezza. Basta antibiotici».

Ancora spazio ai quindicenni come lei?

«Adesso è fantascienza! È cambiata la pallacanestro. Troppe pressioni, sono aumentati gli stranieri. Nessuno è disposto a perdere il posto per un bambino. Quello di Tanjevic e Marcelletti fu un capolavoro. Ora a 22 anni i giocatori vengono definiti giovani e ci dicono di aver pazienza. Questo è il problema del nostro basket. Io a quell’età avevo fatto 6 finali, vinto scudetto e Coppa Italia…».