Nel tardo pomeriggio di ieri la capitana orogranata, Francesca Pan, e la play/guardia francese Lisa Berkani, sono state tra le protagoniste della bella iniziativa all’insegna della sostenibilità e del rispetto dell’ambiente che ha consolidato ancora una volta la collaborazione che da molti avanti la società orogranata porta avanti con il Cus Venezia, realtà sportiva di riferimento del mondo universitario (e non solo) nella città lagunare.
Insieme alle giocatrici del Cus Venezia pallavolo, che milita nel campionato di B2, a un rappresentante della prima squadra maschile del Cus, iscritta alla serie C, e ad alcuni atleti del minivolley cussino, Pan e Berkani si sono prestate volentieri all’evento di “plogging” promosso dal Cus insieme al Comune di Venezia e alle Università Veneziane.
“Sono queste le occasioni – commenta Francesca Pan – in cui emerge fino in fondo l’idea di un progetto sociale e culturale, oltre che sportivo, a cui l’Umana Reyer da sempre punta nello svolgimento delle proprie attività e che anche noi atleti, fin dal settore giovanile, sposiamo con convinzione. Sappiamo bene che lo sport di vertice offre una visibilità che penso sia giusto sfruttare anche nel senso di dare l’esempio alle persone in generale e alle nuove generazioni in particolare. Quello che abbiamo fatto ieri sera è un gesto piccolo, ma ritengo significativo, di rispetto nei confronti della città in cui abbiamo la fortuna di vivere. Contribuire a tenerla pulita, anche semplicemente raccogliendo un rifiuto abbandonato per strada con poco senso civico da qualcun altro, credo sia un modo per rafforzare lo spirito di squadra che dovrebbe essere prerogativa non solo di una squadra sportiva, ma dell’intera comunità”.
“È grande la soddisfazione – conferma Massimo Zanotto, responsabile della sostenibilità del Cus Venezia – per aver avuto con noi, in questa iniziativa, due atlete di valore come Francesca Pan e Lisa Berkani. Così come ci piace sottolineare che la Reyer ha da subito condiviso questo percorso, dimostrando ancora una volta di essere una società attenta a tutti gli aspetti legati all’ambiente, alla sostenibilità e alla solidarietà. Dal canto nostro, nei prossimi giorni e con le prossime iniziative continueremo a portare avanti questi temi sociali”.
Lo stesso evento di plogging, del resto, è stato preceduto al Pala Antenore Energia, agli impianti sportivi universitatri di Dorsoduro 2407, dall’incontro sul tema “Sport e sostenibilità”, in cui autorevoli relatori hanno affrontato le tematiche dello sport per lo sviluppo di politiche sulla sostenibilità considerata in tutte le sue accezioni: inclusione, integrazione, promozione dell’uguaglianza di genere, ambiente, sostenibilità.
Ma cos’è il plogging? Il nome deriva dall’unione di due termini: il primo derivante dalla lingua inglese ma ormai entrato nei vocabolari di tutte le lingue, ovvero “jogging”, il secondo decisamente meno conosciuto, anche perché in svedese (la lingua madre di Erik Ahlstrom, che ha lanciato il trend nel 2016). E cioè “plocka upp”, che significa raccogliere. Un neologismo, plogging, che dunque descrive un allenamento che combina la corsa a passo lento con la pulizia dell’ambiente. Mentre si svolge attività fisica, quindi, ci si guarda intorno per vedere se ci sono rifiuti abbandonati, fermandosi nel caso qualche secondo per raccoglierli e, al termine della seduta di allenamento, differenziarli e smaltirli correttamente. Un’attività che, spiegano gli esperti, non è positiva solo per l’impatto ambientale, ma è contemporaneamente in grado di alleviare lo stress, provocando il rilascio delle endorfine, che migliorano l’umore, aumenta l’autostima e permette di consumare molte calorie: basta mezz’ora di jogging e raccolta di rifiuti, si calcola, per permettere a una persona dalla corporatura media di bruciare circa 288 calorie.
Francesco Rigo
Ufficio Stampa Reyer