Luigi Sant: “Codroipo, molto più che un club”

L’appuntamento è per Sabato 3 febbraio, alle ore 18, al Palazzetto dello Sport di Via Circonvallazione Sud 23 di Codroipo. Vi parteciperanno anche i protagonisti passati, presenti e futuri della pallacanestro codroipese. L’evento, infatti, sarà preceduto dalla presentazione del settore Minibasket, delle squadre giovanili e della formazione di C Gold.

Sabato 3 Febbraio, al Palazzetto dello Sport di Codroipo, sarà presentato il libro “1956-2016 – 60 anni di basket a Codroipo – Molto più che un club”. Storie, aneddoti e personaggi raccontati con passione e competenza da Luigi Sant, cuore biancorosso ed ex Presidente del sodalizio che, insieme al contributo grafico di Claudio Zamparini, ha realizzato un’opera attraverso la quale viene ricordata la nascita e le varie tappe della crescita della società biancorossa.
Abbiamo incontrato Luigi Sant che ci ha parlato di come è nato il progetto del libro e di alcuni suoi contenuti.

Come nasce l’idea del libro?
60 anni sono un periodo importante per qualsiasi Società sportiva. In particolare, per la nostra hanno coperto periodi in cui il basket non è stato solo uno sport, ma è diventato fatto socio-culturale. Anni in cui, per esempio, dopo la messa domenicale ci si spostava nella vicina palestra per la partita di pallacanestro, una sorta di seconda liturgia, ancorché pagana. Che fosse prima squadra o giovanili non faceva differenza: la palestra era sempre piena perché l’importante era esserci, protagonisti o comprimari di un evento che aggregava. Era nato e si stava affermando quello spirito di appartenenza che avrebbe caratterizzato la pallacanestro codroipese.
Volevamo, attraverso questo libro, cercare di salvaguardare e tramandare ai baskettari di oggi quello spirito e il senso di un’appartenenza.

L’arco temporale preso in considerazione è ampio, immagino sia stato lungo ed articolato il reperimento delle fonti, così come la ricerca dei protagonisti dell’epoca.
La difficoltà maggiore è stato selezionare tra tutti gli eventi sportivi avvenuti in più di mezzo secolo. Abbiamo dovuto darci un metodo di lavoro del tutto arbitrario che, seppure gravato dal rischio di dimenticare fatti e persone – cosa sicuramente avvenuta – era però l’unico modo per riassumere la nostra storia, stimolandone la lettura. La voce narrante citata all’inizio ha proprio lo scopo di sottolineare la continuità e lo spirito di fatti accaduti in anni e contesti molto diversi.
Quanto al reperimento del materiale, accanto a documenti e fotografie, ove possibile ci siamo avvalsi anche di testimonianze e ricordi di prima mano dei protagonisti. Citarli tutti è impossibile, ma vorrei menzionare Angelo Petri che, oltre ad essere il primo coach ufficiale del basket codroipese, ha offerto un contributo indispensabile per la stesura del capitolo relativo a “Le Origini”.

Dal libro emerge in modo evidente la funzione di aggregazione che il basket ha avuto fin dalle origini.
È vero, è proprio così. Chi di noi ha vissuto in particolare la fine degli anni ’60, tutti gli anni ’70, nonché il periodo della A2 femminile e della prima C maschile ha forse colto più di altri la forza aggregante della pallacanestro codroipese in quegli anni. Diciamo pure che oggi si vive un pò sulla scia lunga di quei periodi, anche se l’essenza degli stessi si è un pò affievolita. D’accordo, il periodo storico-culturale è profondamente cambiato, in particolare il senso dell’impegno personale. Allora, la vita adolescenziale e giovanile era permeata di impegno sociale e politico, vissuto dialetticamente in prima persona e senza mediazione di strumenti tecnologici. Il mondo dello sport doveva confrontarsi con tale impegno e quindi fornire elementi di confronto che fossero all’altezza.
Ricordo che il basket a Codroipo fu anche contestato per un breve periodo perché considerato come fatto che distraeva chi lo praticava. Ma tale contestazione ebbe vita breve grazie, appunto, alle capacità propositive e di coerente impegno della dirigenza societaria e alla serietà e disponibilità personali dei due allenatori che guidavano i settori giovanili, maschile e femminile.  Oggi l’aggregazione si basa sulla proposizione di altri modelli di impegno, ma non può comunque prescindere dallo stesso forte impegno di dirigenti, istruttori e allenatori.

Tra le persone a cui è dedicato il libro c’è un nome che tutti ricordano con grande affetto, Matteo Molent.
Non è facile parlare di eventi che hanno coinvolto persone speciali come Matteo. Si corre il rischio di essere sempre un pò sopra le righe o eccessivamente melensi. Semplicemente, Matteo era quel figlio che ogni famiglia vorrebbe avere, quel giocatore che ogni società sportiva sarebbe orgogliosa di avere fra le sue fila. Sono certo che avrebbe concretizzato tutti i suoi sogni di sport e vita, regalando positività a chi gli stava intorno.
Tutto ciò è stato improvvisamente interrotto, ma la sua anima giocherà sempre con tutti noi e il suo ricordo non potrà essere dimenticato perché è custodito nel cuore della nostra Società. Ciao Matteo, ovunque tu sia.

C’è qualcuno o qualcosa che nel libro non ha trovato spazio ma che merita comunque una citazione?
Sicuramente quanti fecero parte del Consiglio Societario negli anni della crescita e in quelli in cui la nostra società ottenne i migliori risultati, durante il periodo “Top” del basket codroipese. Vanno ringraziati per la dedizione e l’entusiasmo con cui supportarono l’intero movimento, animati da rara passione e imparando strada facendo quanto era necessario fare per il bene del movimento. Sono stati preziosi punti di riferimento per chi sarebbe arrivato dopo, sempre disponibili alle numerose esigenze di un movimento a volte in crescita tumultuosa. Nominarli tutti non sarebbe facile e dimenticarne qualcuno non sarebbe giusto. A tutti loro il nostro più sincero ringraziamento.

Due nomi, però, vanno fatti, e sono quelli di Valter Fabris ed Emilio Lenarduzzi.
Accanto al Presidentissimo Tamagnini, due fra i maggiori artefici dell’affermazione del basket a Codroipo. Appassionati, autodidatti al principio, sempre pronti alla “chiamata alle armi” nel momento del bisogno, seppero crescere negli anni fino ad accarezzare livelli di eccellenza assoluti. Avevano anche l’ulteriore pregio di non limitarsi alla crescita tecnica curando con attenzione anche quella umana dei loro ragazzi. Difficile immaginare il percorso del settore giovanile societario senza la loro presenza. Per tutto questo, abbiamo voluto dedicare loro due significativi paragrafi del libro.

Usciamo dalla classificazione in capitoli e paragrafi, Luigi: scelga un tema libero prima di darci appuntamento a Sabato prossimo.
Approfitto allora per sottolineare che lo scopo del presente lavoro non è solo celebrativo. Attraverso la proposizione di alcuni momenti e personaggi significativi della nostra storia si è cercato, infatti, di trasmettere soprattutto lo spirito e il senso di un’appartenenza. Ma anche quella sorta di chimica societaria che, se funziona, può realmente essere il sesto uomo in campo. Pur cambiando tempi e persone, i criteri che devono guidare una Società come la nostra restano sempre validi, oggi come allora, rappresentando l’unica garanzia del progredire della nostra storia. Non è ammesso l’impegno per delega nè quello senza entusiasmo, perché lo sport si nutre di passione e impegno personale ad ogni livello.

 

 

Simone Pizzioli