Petrucci: “Il mio basket prenderà a calci il calcio”

Il presidente della Federazione Italiana Pallacanestro: «Troppi finanziamenti al pallone. Il futuro: giovanili, donne e minibasket»

Giovanni Petrucci, presidente FIP

Fonte: Il Corriere della Sera, a cura di Flavio Vanetti

Gianni Petrucci, in quanto ex presidente del Coni, è venuto in Valtellina a seguire le gare di sci. Ma il suo pensiero è per il basket, alla guida del quale è stato appena rieletto («Elezione bulgara? Mi chiamano Dzon e non più Gianni? Ho avuto il 93% dei voti, ma si è espresso il 90% degli aventi diritto: è un consenso reale e a qualcuno dà fastidio»), e in modo ancora più forte per il calcio. Un calcio da stangare.

Perché il pallone non dovrebbe avere i finanziamenti che ha? «Il calcio sosteneva lo sport tramite il Totocalcio, per legge e non per “concessione”. Quando diventai presidente del Coni, il sistema andò in crisi e il governo Berlusconi finanziò lo sport in ragione di 450 miliardi di lire, la metà dei soldi che entravano al Coni negli anni floridi. Avendo il calcio il 5,5% dei proventi del concorso, fu impossibile tagliare. Accordammo pertanto l’equivalente di 80 milioni di euro, diventati poi 60 a causa della crisi. Dieci anni dopo, il mio erede Giovanni Malagò istituì una commissione per rivedere i parametri e dare contributi alle federazioni. Tornato al basket, io dissi che era preferibile una distribuzione fatta dalla giunta del Coni. La commissione varò un sistema in cui ogni federazione riceveva fondi in funzione della sua realtà. Perché oggi il calcio, che non dà nulla allo sport, deve prendersi un contributo fisso e non entrare nel meccanismo comune?».

Perché il calcio paga più tasse… «Ma incassa pure di più. E poi, Armani nel basket non le paga?». Il calcio però alimenta le scommesse sportive. «Però lo fa non per scelta, ma per legge dello Stato. Quindi sarò l’unico in consiglio nazionale a votare contro: c’è una norma che governa il finanziamento dello sport, il pallone deve rispettarla». Se fosse a capo del calcio, direbbe lo stesso? «Probabilmente no. Ma sono presidente del basket…». Circola voce che le sarà offerta la presidenza del calcio… «Non mi risulta. E il basket per me è una gioia personale». Ma se poi la presidenza arrivasse? «Darei comunque ragione alle tesi del Petrucci presidente del basket».

Torniamo sotto canestro: i cardini del nuovo mandato? «Rivisitare l’attività giovanile e dei centri tecnici; valorizzare il settore femminile; insistere sul minibasket, che ci ha dato 5 mila tesserati in più; insistere con le società per aumentare gli investimenti nei vivai. Ecco, vorrei imitare un modello-Milan, tornato forte grazie alla linea verde. Infine, lavorare con la Lega per il progetto-impianti: rispetto all’Europa abbiamo palasport indegni. Solo la Spagna è davanti come movimento. Ma se non daremo al basket case migliori, rischieremo altri sorpassi». La serie A, però, è più povera di soldi e il potere finanziario dell’Armani è invalicabile. «La crisi c’è per tutti, mi fa specie che si parli solo del basket. Ma il basket ha una Barilla per la Nazionale e, da qualche giorno, PosteMobile in serie A. Armani è poi il nostro colosso, prima o poi vincerà pure in Europa».

Ha confermato Ettore Messina, anche se dopo l’Europeo forse sceglierà solo l’Nba: non sarebbe una cesura in un piano quadriennale? «No: Messina detterebbe comunque la linea. Ed era giusto dare a Ettore una chance di rivincita». Pino Sacripanti, eventualmente, sarebbe il successore? «Non posso dirlo, ma non a caso è stato scelto come vice. Vi assicuro, comunque, che tanti allenatori si sono proposti». E chi dopo Petrucci? «Ho delle idee, ma spero che la gente del basket si faccia avanti. Sarà un esponente del nostro mondo, non un esterno. A meno che dall’esterno spunti un Einstein che oggi non c’è».