L’opinione di Attila Frizzo: i pavoni di Karlovac

La prossima sfida da affrontare per coach Eugenio Dalmasson? Riuscire a tirar fuori il meglio da Vincenzo Pipitone.

Karlovac è una città non grande della “bassa” Croazia, un misto fra industria e agricoltura che da sempre ha prodotto chiodi che ha esportato in ogni parte del mondo. Il centro croato “del chiodo” vanta valide tradizioni cestistiche, per innumerevoli edizioni ha organizzato un torneo internazionale di basket. Alla guida della Hausbrandt ho vissuto non poche edizioni del torneo che veniva organizzato dall’amico Batalo cecchino dalla mano calda del campionato jugoslavo e della selezione “plava”.

Tra le non molte particolarità turistiche Karlovac vanta un parco comunale dove un numero incredibile di pavoni esibiscono la loro incantevole ruota.

I ricordi di Karlovac mi sono riapparsi domenica scorsa al Palarubini, quando i biancorossi triestini hanno rullato i capolista di Treviso. Un numero enorme di ex dirigenti, ex fans, ex sponsor, dopo anni – dal 2004 per l’esattezza – sono ritornati a pavoneggiarsi come i pennuti di Karlovac.

Ad ogni buon conto il “ritorno” degli assenti del misero 2004 potrà essere portatore di nuove iniziative e di nuova disponibilità finanziaria. Il riapparire degli assenti del fallimentare 2004 è coinciso con un regalo di coach Dalmasson, il dominio assoluto sui capoclassifica veneti pur avendo iniziato con un quintetto inedito e senza l’apporto di Nelson, fermo quest’ultimo per qualche noia fisica.

Il tecnico della formazione triestina che non è nuovo nel “massacrare” avversari seduti nelle prime poltrone della classifica, si è detto convinto della possibilità di miglioramento sia nei singoli che nel complesso del team.

Il convincimento di coach Dalmasson riguarda i non pochi giovani e giovanissimi che sono a disposizione. Nei singoli l’ottenimento non è mai stata impresa facile, per Dalmasson la sfida riguarda il pivot Pipitone, un lungo di buona struttura fisica di ottima statura che fatta salva qualche rara gara non ha saputo esprimere quel minimo di continuità che da ogni professionista del basket si aspettano i tecnici, i compagni di squadra e l’esercito dei fans.
Come dire se non ci riesce Dalmasson non ci riuscirà nessuno.

Attila Frizzo