Coach Romeo Sacchetti…tecnicamente parlando

Fonte: basketcoach.net a cura di Enrico Petrucci

Su cosa basa il primo approccio con la squadra all’inizio dell’anno?

Il primo approccio è sotto l’aspetto fisico perché mi piace una squadra che corre e quindi la prima parte è in mano al preparatore atletico, è lui che gestisce i ritmi per sapere i livelli di fatica che possiamo reggere e con quali ritmi. Questa è la parte principale all’inizio.

Mi piacerebbe avere innanzitutto dei buoni giocatori con un buon tiro da fuori un lungo veloce che copra il campo velocemente in modo da stressare la difesa avversaria in contropiede creando problemi e aprendo spazi per i tiratori che vanno in transizione..

Che tipo di pallacanestro le piace fare?

Mi piace una pallacanestro veloce,  anche a difesa schierata mi piacerebbe che ci fosse ritmo. Cerco di tirare fuori il meglio da ogni giocatore cercando prima di tutto di capire le qualità dello stesso per poter migliorarlo e poterlo sfruttare al massimo.  Poi attraverso la mia esperienza sia da allenatore che da giocatore, dico che ogni giocatore può migliorare sempre a qualsiasi età, ho visto molti avversari, anche non più giovani, che da un anno all’altro avevano aggiunto qualcosa al loro bagaglio tecnico, lavorando in estate.

Per la difesa?

Mi piacerebbe avere una forte pressione sulla palla per evitare facili passaggi vicino canestro, un po’ quello che vorremmo tutti noi allenatori, non vorrei che gli avversari prendessero la palla facilmente in pivot basso  perché è la zona più pericolosa.

Quindi come lavora sul campo?

Noi giochiamo molto durante l’anno lavoriamo molto sul 3c2 cercando di non abusare del palleggio: ad esempio su un esercizio di 3c2 superata la metà campo non si usa più il palleggio ma si va a canestro solo con l’uso del passaggio.

Poi utilizziamo molto situazioni di 4c4c4 o 4c3 con i play fissi oppure usiamo molto il discorso dell’handicap 5c3 o 5c4, a seconda di dove va la palla. Utilizzo molto anche situazioni partita con indicazioni particolari, ad esempio chi segna 2 canestri consecutivi senza subire canestro riattacca di nuovo a metà oppure facciamo 5 o 3 attacchi di seguito a metà campo. Comunque io faccio giocare molto.

Cerchiamo di correre molto e di giocare molto su questo gioco dando gli input con varie soluzioni però mi piacerebbe molto che giocassero anche liberi e che prendessero delle iniziative, leggendo le situazioni, ma non è facile. Anche se ci sono momenti della partita nelle quali bisognerebbe ragionare di più ma giocando veloci non sempre si riesce poi a rallentare il gioco. E’ un po’ un mio cruccio: è un gioco fatto di letture che però in certi momenti vorrei si andasse di più in una certa direzione. Cerchiamo di avere dei vantaggi sui cambi difensivi per giocare i triangoli cercando di migliorare il fondamentale che i giocatori sanno usare meno: il passaggio. Abbiamo in generale giocatori che hanno un ottimo tiro o che sono grandi palleggiatori ma la qualità dei passatori è scarsa, quando si hanno un paio di buoni passatori in squadra si è a buon punto.

Questo concetto di gioco che usa aiuta anche nella costruzione di una attacco alla zona?

Certo cerchiamo di avere un gioco che possa andare bene contro la zona e contro la uomo e che non ci costringe a cambiare un gioco in corsa nel caso di un cambio di difesa avversaria da uomo a zona o viceversa per evitare di perdere tempo. Avere un gioco che va bene per tutto è importante ci permette di attaccare velocemente con blocchi e spaziature indipendentemente dalla difesa che si attacca.

Vista la tipologia di gioco preferita crediamo che il tiro sia una una grossa parte del suo allenamento.

Certamente. Lo uso molto la mattina quando siamo divisi in gruppi o quando ci sono degli allenamenti supplementari per migliorare delle carenze individuali ma anche durante l’allenamento faccio molto tiro. Lo uso spesso dopo esercizi molto intensi li divido in gruppi e gli do’ delle sequenze da fare, ad esempio 20 canestri dalle 5 posizioni.

I tiri liberi, spesso un problema per molti giocatori, come li allena

Credo che sia  principalmente un problema mentale ma è certo che anche aumentando la quantità dei tiri si possa migliorare la percentuale di realizzazione oltre che curare l’aspetto tecnico. Noi avevamo un giocatore a Sassari, Lawal, che non aveva grosse percentuali ai tiri liberi e abbiamo cercato di migliorarlo sia con il lavoro tecnico che con quello mentale, cercando di trasmettergli fiducia nel suo movimento. Credo infatti che spesso sia un blocco mentale a creare problemi già prima di arrivare in lunetta un giocatore comincia a pensare al tiro adesso sbaglio, davanti ad un grosso pubblico.

Molti allenatori hanno poco tempo per lavorare hanno, spesso hanno solo tre allenamenti, che consigli può dare

Ho allenato anche io in serie C2 o C1 e credo si debba cercare sempre di dare lo scopo del miglioramento del singolo, cercare di ritagliare sempre un po’ di spazio sul lavoro individuale; so che tre allenamenti non sono tanti ma magari avere qualche schema in meno ma fare un maggiore lavoro sui giocatori facendoli leggere le situazioni di gioco.  All’inizio se sei giochi in maniera automatica sicuramente viene tutto più facile, il gioco viene più fluido ma a lungo andare le squadre avversarie ti cominciano a conoscere e ti fermano facilmente magari non facendoti ribaltare la palla in un certo gioco che lo prevede. Quindi credo che imparare a leggere le situazioni e migliorare il gioco dei propri giocatori individualmente può dare i suoi frutti magari ci vuole più tempo ma sicuramente dà i suoi frutti.

In generale il basket italiano come sta, c’è possibilità di crescita?

Penso proprio di si,  giocatori e allenatori devono avere sempre delle mire, degli obiettivi per arrivare a qualche traguardo. Io dico sempre che ci sono due tipi di giocatori: quelli che hanno delle mire economiche, vogliono arrivare a guadagnare più soldi e lavorano quindi per questo, e può essere una motivazione. Poi ci sono quelli che hanno le motivazioni del tipo “voglio arrivare in serie A, voglio fare l’Eurolega  oppure voglio andare alle Olimpiadi”. Sono valide entrambe e alcuni giocatori le hanno entrambe. La storia ci insegna che ci sono dei giocatori che sono migliorati nel tempo pur giocando fino ad età avanzata raggiungendo risultati che nessuno gli diceva che avrebbero raggiunto più avanti: i giocatori devono avere dei sogni e non devono farsi fregare da allenatori che gli dicono ma dove vai, non potrai fare la guardia, non farsi condizionare da questo ma andare avanti.