L’analisi della settimana Alma di Raffaele Baldini

Fonte: Il Piccolo a cura di Raffaele Baldini
A mente fredda, ragioniamo di quest’Alma dopo Treviso e prima di Roseto.
TRAFFICO IN TANGENZIALE
L’Alma ha scoperto il traffico intenso sulla tangenziale che percorre la linea dei tre punti. La “metamorfosi parksiana” verso un ruolo da esterno puro, la presenza di un altro terminale come Javonte Green, l’attitudine di Da Ros a portare il proprio gioco oltre l’arco, più la logica regia di Bossi…sono congestionamenti che non aiutano a destreggiarsi nel gioco di sistema di coach Dalmasson. Non solo, il “pestarsi i piedi” regala l’assist ideale per le difese, costrette a sprecare ben pochi scivolamenti per fermare la fonte del gioco. Risultato? Passing-game piuttosto sterile sul perimetro, palla in mano al malcapitato di turno, a 3-4 secondi dalla sirena del ventiquattresimo secondo, e maldestra conclusione forzata verso il canestro. Diktat per la settimana quello di aprire il campo, dando profondità al gioco, secondo movimenti offensivi da eseguire correttamente.
LA SOLITUDINE DEI NUMERI… UNO
Stefano Bossi è il playmaker titolare, è in uno stato di forma paradisiaco, può assurgere al ruolo di leader anche per 35-38 minuti. Non può però essere la costante; il dispendio di energia fra portar palla (magari pressato), far girare la squadra, attaccare, potrebbe alla lunga offuscare la lucidità nelle letture. L’alter ego Prandin non sta benissimo ed è prestato alla causa. Ecco che il rientro di Baldasso potrebbe essere la via di fuga (non l’optimum, ma il salvagente) a un problema esistente. Oppure rispolverare la versione di Jordan Parks, quella del cavallo da corsa che dalla rimessa può mangiarsi metri di parquet e avversari, battendoli in velocità dal palleggio, in linea retta.
SOFFERENZA A RIMBALZO? COLPA DI TUTTI
I vecchi maestri del gioco solevano dire che il tagliafuori perfetto era quello in cui tutti e cinque i difensori allontanavano l’avversario dall’area pitturata, lasciando pure che il pallone toccasse terra prima di prenderlo. Una perla di saggezza cestistica utile da una parte per non gettare addosso la croce al reparto lunghi e dall’altra per spiegare il dominio trevigiano a rimbalzo. Certo, manca da dire che per un buon tagliafuori c’è bisogno di fisicità e cattiveria adeguate…da parte di tutti e cinque i giocatori.