Che non accada più. Punti PAO con primo soccorso e utilizzo del defibrillatore

C’è un momento per il dolore, un momento per il raccoglimento ed uno anche per una profonda riflessione affinchè non si debba piangere ancora invano su vite spezzate prematuramente come quella di Eugenio Rossetti.

Le mie considerazioni esulano da colpe e colpevoli, anche perché non farebbe altro che distogliere l’attenzione dal problema principale, quello della prevenzione. Partiamo dall’assunto che in un paese come l’Italia la discrezionalità cozza con quel virtuoso senso etico di necessità; se lo stato non lo impone, non si fa. Eppure ci sono realtà che si stanno adoperando per essere fari di un movimento per la tutela della salute nello sport. Come? Dotandosi di defibrillatori e catechizzando i propri addetti ai lavori sul loro utilizzo, nonché su rudimenti base di pronto soccorso.

Diamo quindi un linea guida concreta percorribile: rendiamo obbligatorio per ogni singolo impianto la presenza di un defibrillatore (non penso che il costo di una macchina che sia aggira sui 1500-1600 euro possa compromettere le finanze di nessuno), certificato con cadenza consigliata, e ad uso della collettività sportiva. In seconda battuta, d’accordo con gli organi federali, rendiamo obbligatorio il conseguimento di punti PAO annuali (da consumare ad inizio stagione sportiva) esclusivamente dedicati al primo soccorso e all’uso del defibrillatore. In questo modo, siamo certi che ogni allenatore avrà tutto l’interesse a curare il proprio bagaglio professionale per salvaguardare la salute dei propri ragazzi/uomini.

Così si uscirà da quell’equivoco imperante che cataloga figli e figliastri, in cui chi è professionista può veder garantita la sopravvivenza, chi non lo è…no. Finiremo di stupirci chiedendoci come mai nei punti di ritrovo più suscettibili ad eventuali problemi di questo tipo (palestre ndr.), ci sia ancora il nulla più spinto in termini di prevenzione.

Una società civile è anche quella che si adopera per diminuire le morti di giovani atleti, o almeno che prova a farlo.

Raffaele Baldini (www.cinquealto.com)