Coach Dalmasson: “Per Eugenio, per i tifosi, per noi”

Fonte: Il Piccolo a cura di Raffaele Baldini

Sarà una partita dai contenuti emozionali molto forti: dal saluto a Eugenio Rossetti, proprio da uno dei teatri che rappresentavano il sogno di un giovane cestista, sino alla sfida contro la Proger Chieti, delicatissima per mille ragioni. Si gioca oggi alle 18 al PalaRubini. Il bollettino medico della squadra nell’immediata vigilia non è privo di annotazioni ma nemmeno drammatico: Andrea Pecile ai box come già anticipato, Baldasso con lavoro differenziato negli ultimi due giorni per il solito fastidio al ginocchio, Stefano Bossi alle prese con una lieve distorsione alla caviglia, assorbita però già nella mattinata di ieri. Di questi tempi il quadro appena esposto può essere letto con discreta serenità. Chieti arriva a Trieste con il roster al completo e forte di una valutazione, dopo le prime due giornate, che la vede capeggiare nel girone Est: «Tanto della produzione teatina è figlia di due americani più uno (Mortellaro ndr.) di grande affidabilità, in un impianto di gioco ben delineato dalla pluriennale guida tecnica di Cedro Galli» sono le prime considerazioni di coach Eugenio Dalmasson. Caratteristiche note quindi, ma non per questo facili da arginare: «Il loro sistema si basa su un gioco in velocità, con pick’n roll immediati in transizione, con un lungo a tagliare verso il canestro e 4 su linee esterne pronti al tiro o alla penetrazione.» Ma i pericoli vengono non solo dai singoli, ma dalle variabili impazzite, quelle seconde linee che, come a Roseto, hanno fatto tanto male all’Alma. «Golden è un atleta grezzo tecnicamente ma molto potente, ama le penetrazioni e produce tanti punti. Davis è più perimetrale, dotato di maggior qualità e tecnica cestistica. Ma occhio al giovane Piccoli, capace già ora di andare in doppia cifra comodamente. Il gioco di Galli però è tale da coinvolgere tutti, per cui sarebbe sanguinoso per noi abbassare la guardia su Sergio e compagni». Uno degli aspetti che incideranno sarà di natura emotiva; il saluto della famiglia biancorossa a Eugenio Rossetti non può lasciare indifferenti, la commozione è palpabile, in un crescendo che toccherà l’apice prima della palla a due. L’approccio alla gara con un fardello pesante che riempie cuore e testa è uno sprone secondo il coach: «è stata una settimana difficile, ci sono tre ragazzi e un allenatore che hanno convissuto esperienze sportive con Eugenio. Vogliamo onorarlo nei migliori dei modi giocando al massimo, facendoci apprezzare per lo sforzo che riverseremo sul parquet e son convinto che l’abbraccio della nostra gente sarà il più caloroso di sempre».