Friuli Venezia Giulia, regione leader del panorama cestistico in Italia

Nonostante le continue defezioni nei campionati regionali, ci si conferma comunque leader nel panorama cestistico; un'analisi basata su numeri e cifre.

Cattiva notizia: anche quest’anno due società storiche della regione hanno dovuto fare un passo indietro. L’Ardita Gorizia ha sospeso – speriamo temporaneamente – l’attività senior e Tarcento si è auto retrocessa in D.

Buona notizia: nonostante le continue defezioni nei campionati regionali, il Friuli Venezia-Giulia si conferma regione leader nel panorama cestistico italiano. Come si può vedere in seguito, la nostra regione mostra numeri di gran lunga superiori ad altre realtà ben più popolose e con un maggior numero di tesserati FIP.

Nella tabella i giocatori italiani di serie A e A2 e i convocati nelle rappresentative nazionali dell’anno in corso:

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Nella Nazionale maggiore a cavallo del nuovo millennio, le percentuali sono addirittura da “plebiscito”. Alle olimpiadi di Sidney e Atene i corregionali erano 4/12 e 5 furono i campioni del FVG agli Europei 1999, per arrivare a 6/12 nel 2001 sotto la guida di Boscia Tanjevic. Il contingente FVG ha mantenuto fino al 2005 almeno 3-4/12 della formazione mentre si è successivamente ridotto nelle ultime manifestazioni con il solo Cusin convocato, raggiunto però di recente da Stefano Tonut e Dada Pascolo, anche se quest’ultimo nei 16 e non nella formazione finale.

Mettendo in relazione i dati dell’ultimo censimento con quanto reso disponibile dalla FIP – molto poco a dire la verità – e cioè il bilancio sociale 2013 e 2014, risalta ancora di più l’importanza del Friuli Venezia-Giulia per il movimento cestistico italiano: a livello generale la regione fornisce il 9,1% dei giocatori di serie A e A2 a fronte di un “misero” 1,8% dei maschi italiani con età compresa tra 10 e 34 anni, a conferma di una tradizione consolidata e di caratteristiche morfologiche della popolazione adatte al basket.

Nel confronto tra il numero di giocatori di vertice e gli abitanti maschi tra i 10 e i 34 anni e con il totale tesserati FIP (Minibasket escluso), risulta ancora più chiaro l’impatto del nostro piccolo feudo a spicchi, che fornisce 1 giocatore di serie A ogni 5.884 abitanti maschi 10<età>34 e ogni 261 tesserati FIP, numeri che nessun altra regione avvicina.

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Cercando di individuare i trend relativi agli sport preferiti dagli italiani – intesi come federazioni affiliate al CONI – i dati 2015 mostrano la pallacanestro al terzo posto, dopo l’irraggiungibile calcio e la pallavolo che, grazie alla componente femminile esclusa dalla nostra analisi, ci supera in tutti i ruoli fatta eccezione per i tecnici.

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Considerando solo le realtà più rilevanti del mondo a spicchi, a livello regionale la pallacanestro resiste al secondo posto dietro al calcio, ovviamente senza rivali per numero di atleti e società sportive in tutta Italia, con la Valle d’Aosta unica mosca “bianca” di fatto grazie alla predominanza degli sport invernali che superano anche la “pedata”.

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In conclusione, nonostante la crisi che anche da noi ogni anno miete vittime tra le società di medio e alto livello, sembra che gli atleti praticanti ci siano e pure molto validi, confermando una base solida sia a livello quantitativo che come qualità.

I tecnici tesserati continuano a proliferare superando corsi non proprio comodi ed economici, associati a un mix di sbarramenti e deroghe che non conosce soste – argomento che affronteremo in futuro – e mette ogni anno in discussione le diverse abilitazioni che si accavallano. A livelli più alti non va inoltre dimenticato che nel 2016-2017, i tecnici regionali saranno 1 in A e quasi il 10% in A2, cui vanno aggiunti gli assistenti (2 in A e 4 in A2). E che anche gli arbitri avranno una nutrita rappresentanza in A e A2.

Senza cercare capri espiatori, emerge quindi un dato in controtendenza riguardo i dirigenti che sono pochi – e forse anche impreparati – per gestire un momento storico difficile per il nostro sport. Momento nel quale i continui problemi economici si sommano alla necessità di risultati immediati, spesso necessari per conquistare e/o trattenere i pochi sponsor ancora disposti a investire qualche risorsa.

A detta di alcuni partecipanti, il corso per dirigenti reso obbligatorio dalla FIP è qualcosa che spazia tra il tragico e il comico, elemento che non depone a favore di un movimento nel quale programmazione e gestione oculata, sempre auspicabili, risultano ora inderogabili, viste le continue defezioni causate nella maggioranza dei casi da impegni presi senza copertura sull’onda dell’entusiasmo. Entusiasmo che purtroppo non riesce a sostenere trasferte, tasse gara, palestre, materiali, etc. senza bisogno di considerare i rimborsi, oramai spesso inesistenti anche quando concordati.

Purtroppo la maggior parte dei dirigenti, pochi anche come numero in confronto ad esempio alla pallavolo, sono spesso degli appassionati di buona volontà che spendono tempo, energie – e spesso anche parte del proprio reddito – senza alcun ritorno. Non basta più. Per la gestione delle risorse societarie (giovani da lanciare in tutti i ruoli, reclutamento, gestione economica) e per la programmazione dell’attività a tutti i livelli – ma con particolare riferimento alla base – c’è bisogno di tempo, preparazione, intraprendenza e idee chiare.

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TM