Franco Pozzecco: “Palestre a Trieste, situazione preoccupante”

Uno dei massimi dirigenti della società triestina pone in primo piano un problema annoso che si sta verificando da qualche tempo nel capoluogo giuliano.

Trieste, città di basket: capoluogo con una squadra che sta navigando ai piani alti del campionato di Serie A2 e che, recentemente, oltre ad aver partecipato alla Coppa Italia di categoria, si è presa anche la briga di battere la favorita per la vittoria del campionato, quella Virtus Bologna che insieme ad altre blasonate formazioni dall’illustre passato quali Treviso, Fortitudo Bologna, Virtus Roma e Verona animano la seconda lega italiana. Grande tradizione cestistica, con gli oratori ed i campetti che arricchiscono il panorama di fronte al golfo, ma anche un grosso problema che da qualche anno sta soffocando il movimento come una pianta rampicante: gli impianti. Si, perchè la situazione delle palestre, nel capoluogo regionale, è davvero preoccupante ed i turni di allenamento sono sempre meno, per tutte le formazioni che militano nelle categorie minori e nelle giovanili, ovvero la “base” del movimento cestistico.

Ecco che ci voleva una personalità debordante, un uomo che non ha paura di fare la voce grossa, per trattare l’argomento: Franco Pozzecco, uno dei dirigenti di riferimento della Servolana Trieste insieme a Roberto Ciriello e Bruno Crisman, non ha fatto mancare le sue osservazioni in una chiacchierata che ha come obiettivo primario quello di smuovere qualcosa, a livello di istituzioni.

La sua Servolana è, da sempre, una società attiva a livello giovanile: oltre alla prima squadra in C Silver, negli anni la società ha lanciato in orbita giocatori come Dellosto (Reggio Emilia), Spanghero (Brindisi), Medizza (Catanzaro), Dagnello (Omegna) e Stefano Cernivani (Porto Sant’Elpidio insieme al fratello Matteo, recentemente passato proprio attraverso la prima squadra servolana), senza contare poi la valorizzazione di giocatori giovani quali Dedenaro e Gianmarco Gobbato in questa stagione. Ma il problema allora dove sta? Negli spazi, siamo sempre lì.

Franco, su che cosa vi state concentrando in questo momento, oltre all’ottimo campionato che state disputando in Serie C Silver?
“Noi come Servolana, il prossimo anno, vorremmo fare una squadra di ragazzi classe 1998 per giocare il campionato Under 20, perché siamo certi che in questo momento ci siano dei giocatori in difficoltà ma che, se trovano l’occasione, possono avere l’opportunità giusta per far scattare qualcosa in testa e cambiare il proprio destino sportivo. Bisogna provare ad aiutare questi ragazzi e, per cercare di far ciò, è necessario dar loro l’opportunità di giocare ed andare in palestra ad allenarsi”.

In che condizioni è messo il vostro impianto?
“Nella palestra Don Milani di Altura, dove giochiamo noi, sta iniziando a piovere dentro a causa di infiltrazioni: se ci dovessero essere continuità in queste intemperie, ecco che anche la Don Milani sarà chiusa. Ora mi domando: e noi, dove andremo a giocare? La politica ha pensato e pensa alla pallacanestro, ma al momento attuale non sta facendo nulla di pratico per mettere a posto i campi”.

Quali sono i veri problemi?
“Come Servolana, due anni fa, avevamo tredici turni di allenamento con i quali riuscivamo a coprire tre squadre. Ora, i turni sono diventati sette: come società partecipante al campionato di Serie C Silver, abbiamo l’obbligo di presentare anche due formazioni giovanili. Abbiamo settantasei tesserati a livello giovanile e ci tocca darli in prestito ad altre società triestine proprio perchè non abbiamo il posto dove farli giocare. Di questo non dò la colpa alla Tergestina, ma piuttosto al Comune di Trieste ed alla politica in generale”.

La situazione, quindi, si presenta piuttosto oscura?
“Qual’è il concetto che deve passare? Che noi cerchiamo di far sì che sui giocatori non venga a pesare l’aspetto economico, per quel che riguarda la pratica dell’attività sportiva, ma tutto questo è vanificato dall’indisponibilità delle palestre. Ci sono trentasette palestre comunali e in concessione alla Tergestina che le gestisce: di queste, almeno ventisei hanno dei danni più o meno gravi al punto che, in qualche caso, sono state chiuse per problemi che ne hanno impedito l’agibilità. Se, oltre a questo, ci sono altre realtà sportive con rappresentanti che pretendono spazi giustamente adeguati, noi siamo costretti a rinunciare all’attività o a fare allenamento per telefono. Questo, tutto a beneficio dei nostri giovani cestisti, pallavolisti e praticanti di altre discipline che, durante la stagione invernale, sono obbligati ad utilizzare campi coperti a causa delle cattive condizioni atmosferiche”.

Qual’è il messaggio che vuol far passare Franco Pozzecco?
“Abbiamo bisogno di un rappresentante, qualcuno che si imponga in qualche maniera: personalmente, fino a questo momento, sono rimasto scottato dalle situazioni che si sono venute a creare con la Fip e mi trovo a dover combattere contro i mulini a vento, con gente alla quale non interessa il futuro dei nostri giovani. Io mi chiedo: ma perchè fare una pista ciclabile a Campo Marzio invece di mettere a posto due o tre palestre? Cerchiamo di fare le cose che servono di più alla gente, quelle che sono di maggior uso pubblico, piuttosto che di impiegare i fondi per progetti fini a sé stessi”.

Cosa bisogna fare, quindi?
“Se lasciamo passare del tempo sarà sempre troppo tardi, perchè durante l’estate non si fa molto e noi abbiamo bisogno di palestre libere per fare allenamento. Se penso che, al Sud, in molti posti la gente può usufruire gratuitamente degli impianti che noi non abbiamo nemmeno pagando, ecco che la cosa assume un aspetto ulteriormente preoccupante. Quando avevamo i famosi tredici turni di allenamento, spendevamo 20.000 euro all’anno: sono molto preoccupato, perchè la cosa più brutta per me è quella di dire a un ragazzo di andare pure in giro in Viale o in Piazza Oberdan, perchè non abbiamo la palestra”.

Uno sguardo al futuro per Pozzecco senior. 
“Cosa ci toccherà fare? Ho paura che quando Ciriello, Crisman ed il sottoscritto diremo basta, ecco che allora andremo dai vertici regionali e gli consegneremo le chiavi della società. Il punto è che è necessario fare un intervento di sana pianta su tutto l’ambiente, altrimenti questo declino delle società non avrà una fine”.